L’esito delle elezioni USA sembra destinato a portare grandi cambiamenti, che mercati e investitori stanno cercando di valutare. Brett Winton di Ark Invest sottolinea un aspetto in particolare: l’orientamento alla deregulation di Trump potrebbe rilanciare l’attività di M&A, che negli ultimi 4 anni ha toccato i minimi storici. La conseguenza? Secondo ARK, un ambiente favorevole per i titoli più orientati all’innovazione, che in un mercato M&A più dinamico possono finanziarsi più facilmente e ottenere valutazioni maggiori.

Sulla scia delle elezioni presidenziali statunitensi, i mercati dei capitali si stanno preparando a cambiamenti radicali. Tra quelli di maggiore impatto potrebbe esserci l’allentamento della morsa della Federal Trade Commission (FTC) sulle attività di fusione e acquisizione (M&A), un cambiamento che potrebbe ripercuotersi in tutti i settori dell’innovazione.

Negli ultimi anni l’attività di fusione e acquisizione ha toccato i minimi storici. Rispetto al valore del mercato azionario statunitense, il volume delle fusioni e acquisizioni è sceso a livelli mai visti dal 1992.

Fonte: ARK Investment Management LLC, 2024, sulla base dei dati della World Federation of Exchanges e dell’IMAA Institute all’8 novembre 2024.

Data l’estesa pratica della FTC di bloccare le fusioni e le acquisizioni negli ultimi quattro anni, il calo dell’attività non sorprende. Nel 2022, ad esempio, la FTC ha perseguito Meta per aver tentato di acquistare un piccolo sviluppatore di giochi di fitness basato sulla realtà virtuale.

Chi trae maggiore vantaggio dalla riduzione delle operazioni di fusione e acquisizione, gli operatori storici a grande capitalizzazione o i concorrenti innovativi? La risposta è in qualche modo controintuitiva, soprattutto nel settore dell’innovazione.

Le società a grande capitalizzazione in genere subiscono infatti un lieve danno quando effettuano acquisizioni: molte pagano troppo e hanno difficoltà nell’integrare la società acquisita. Tuttavia, anche quando i loro concorrenti pagano troppo per le aziende innovative, le megacap sono esposte a un rischio quando le altre acquistano, perché le tecnologie dirompenti possono accelerare il cambiamento e alterare le dinamiche competitive.

Lo scenario è quello del classico “dilemma del prigioniero”: collettivamente, le aziende a grande capitalizzazione trarrebbero vantaggio se nessuna perseguisse acquisizioni, lasciando che i disruptor con bilanci più deboli e difficoltà nella distribuzione vacillino o falliscano. Tuttavia, se le società a grande capitalizzazione non collaborano – accordandosi per non effettuare acquisizioni – ognuna agirà nel proprio interesse, spesso a scapito di tutte. In sostanza, le politiche rigorose della FTC hanno di fatto limitato le acquisizioni e, nel processo, favorito gli operatori storici a grande capitalizzazione rispetto alle concorrenti più innovative.

Una potenziale ripresa delle attività di M&A potrebbe rimodellare in modo significativo il panorama dell’innovazione. Se da un lato i livelli più elevati di fusioni e acquisizioni potrebbero privare il mercato azionario di alcuni titoli a minore capitalizzazione, dall’altro permetteranno la price discovery e di stabilire dei livelli di valutazione strutturale per le aziende innovative, basati sul valore strategico dei loro beni immateriali.

Inoltre, la mera possibilità di M&A offre alle imprese innovative una maggiore flessibilità di finanziamento, segnalando ai potenziali investitori strategie di uscita concrete e potenziale di guadagno sostanziale, incoraggiando così gli investimenti e alimentando l’innovazione.

 Dato l’esito delle elezioni, un potenziale cambio di regime alla FTC potrebbe catalizzare una ripresa dell’attività di fusione e acquisizione, con implicazioni potenzialmente profonde sia per gli operatori storici a grande capitalizzazione sia per gli innovatori dirompenti. Le fusioni e acquisizioni potrebbero livellare il campo di gioco e dunque favorire un mercato più dinamico e orientato all’innovazione.