Difesa, megatrend solido. Scrivevamo del tema della difesa e degli armamenti nel nostro libro Investire nei megatrend del futuro. E poi su questo sito. Allora, per poter investire su questa tematica era necessario utilizzare Etf quotati negli Stati Uniti. Ora, a distanza di cinque anni abbiamo visto come invece siano proliferati fondi ed Etf sulla difesa, che da mesi ricevono afflussi continui che hanno spinto ai massimi storici i titoli europei (ma non solo) che producono armamenti.

A confermare la solidità di questo trend è Tom Bailey, Head of ETF Research di HANetf, nell’intervento qui sotto.

Il rinnovato slancio del comparto della difesa si scontra con una filiera europea troppo frammentata: a parità di piattaforma – dai velivoli blindati, ai carrarmati, alle navi – il numero di fornitori nel Vecchio Continente supera di due o tre volte quello degli Stati Uniti, con conseguenti inefficienze e costi aggiuntivi lungo tutta la catena del valore. Inoltre, gran parte dei sistemi in servizio risale ormai a generazioni concepite tra gli anni Ottanta e Novanta, il che complica l’integrazione in un unico quadro operativo comune e ostacola l’adozione di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale. Diventa quindi cruciale colmare il gap tecnologico con Stati Uniti e Cina, consolidare le supply chain e incentivare collaborazioni transnazionali per sfruttare economie di scala e competenze condivise, come già segnalato dal rapporto europeo del 2024, curato da Mario Draghi.

Naturalmente, questo riarmo ha un costo non indifferente, stimato in circa 300 miliardi di euro l’anno per portare la spesa europea dal 2% al 3,5% del PIL. Tali sforzi possono però rivelarsi un potente motore di crescita: secondo il Kiel Institute, infatti, questo piano potrebbe generare un incremento tra lo 0,9% e l’1,5% del PIL, un dato significativo se si considera la crescita UE del solo 0,9% nel 2024. Tale contesto apre prospettive di consolidamento per alcuni dei maggiori player europei del settore: pensiamo a BAE Systems, l’azienda con sede nel Regno Unito che fornisce alcune delle soluzioni di difesa, aerospaziali e di sicurezza più tecnologiche al mondo. BAE ha già consolidato un robusto flusso di ordini a medio-lungo termine e punta ora ad accelerare l’ammodernamento delle proprie linee produttive sfruttando nuovi investimenti in digitalizzazione e intelligenza artificiale: tutto ciò, non solo le consentirà di ridurre i tempi di risposta alle esigenze delle forze armate, ma anche di rafforzare ulteriormente la propria posizione nei contratti multinazionali in vista dei programmi di sostituzione dei velivoli e dei veicoli corazzati più obsoleti.

Analogamente, l’italiana Leonardo SpA si trova in una fase di crescita che trae slancio dalla crescente domanda di elicotteri avanzati, droni e soluzioni cyber-security. Il know-how maturato nei programmi di sviluppo congiunto, e la recente partnership con Baykar per la produzione di veicoli a pilotaggio remoto le hanno garantito un accesso privilegiato a mercati in espansione, sia civili sia militari. Con un fatturato di oltre 20,9 miliardi di euro nel 2024, Leonardo sta rafforzando la propria catena del valore interna, investendo in stabilimenti europei e in nuove competenze digitali per rispondere alle commesse di ammodernamento e ai programmi di potenziamento della cyber-difesa. In questo modo l’azienda non solo consolida il suo ruolo di player strategico nell’ambito della difesa europea, ma contribuisce in modo significativo all’obiettivo di un’autonomia industriale che rende l’intero continente meno dipendente dalle forniture esterne.

Il vero banco di prova, però, sarà la capacità europea di abbracciare le tecnologie del futuro: dall’impiego dell’intelligenza artificiale per decisioni rapide e logistica predittiva, ai sistemi autonomi in aria, terra e mare, fino alla cybersecurity e alle soluzioni quantistiche per comunicazioni inviolabili. A queste si affiancheranno materiali avanzati, digitalizzazione dei processi e connettività multi-dominio, elementi indispensabili per garantire superiore agilità operativa e resilienza strategica. Solo in questo modo l’Europa potrà costruire un sistema di difesa davvero integrato, capace di rispondere alle sfide emergenti e di fungere da pilastro di stabilità, innovazione e prosperità sul palcoscenico internazionale.

Per cogliere appieno il potenziale di crescita del comparto, negli ultimi anni HANetf ha quotato due prodotti che forniscono un’esposizione alle società attive nel ramo della difesa e la cybersicurezza degli alleati NATO e NATO+: il primo, il Future of Defence UCITS (ticker: NATO) è stato quotato nel luglio 2023 e ha accumulato 2,27 miliardi di dollari di masse in gestione (AuM), con 1,12 miliardi di dollari di flussi year-to-date nel 2025; mentre il più recente Future of European Defence UCITS ETF (ticker: ARMI), quotato lo scorso mese su London Stock Exchange, Deutsche Börse Xetra e Borsa Italiana, è stato pensato con un focus sul settore della difesa europeo e in poche settimane ha già superato i 60 milioni di dollari di AuM, venendo quotato nei giorni scorsi anche su SIX Swiss Exchange e ampliando così ulteriormente la sua accessibilità agli investitori europei.