Asset manager pigliatutto? Qualche mese fa Alessandro Volpi, professore di Storia contemporanea all’Università di Pisa, ha pubblicato per Laterza “I padroni del mondo. Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia”.

Un saggio di 200 pagine in cui racconta l’evoluzione dei principali asset manager mondiali (o per meglio dire: statunitensi) e di come questi pian piano si stanno “impossessando” dell’intera economia mondiale.
Asset manager pigliatutto quindi? L’autore parte dall’esempio italiano ed europeo, di come i tagli alle tasse hanno portato a una serie di successive privatizzazioni per fare cassa e di come questa situazione sia diventata una spirale che ha precipitato gli stati a perdere sempre più la capacità di fornire welfare ai cittadini, in ambiti che vanno dalla sanità alla previdenza.
Vanguard, BlackRock, State Street: secondo Volpi questi sono i principali asset manager che stanno mettendo le mani su aziende, debiti statali, materie prime e intere economie, manipolando governi e banche centrali con la forza del denaro che hanno in gestione.
Vanguard è stata fondata nel 1975, BlackRock è invece più “giovane” (1988), State Street risale addirittura a fine ‘700. Tre colossi del settore con forti legami tra loro dovuti a partecipazioni incrociate che generano di conseguenza anche stretti contatti e interrelazioni.
La nascita ed esplosione dei fondi passivi (gli Etf) ha poi esacerbato la situazione, con una raccolta sempre crescente che ha obbligato gli emittenti a investire sempre più denaro nelle aziende e nelle obbligazioni statali e societarie. E a trovare nuovi investimenti alternativi per far fruttare i capitali.
Il libro è un pesante atto d’accusa verso questi asset manager: vittime del loro successo o carnefici del mondo? Asset manager pigliatutto allora? Al lettore l’ardua risposta.
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