Dopo anni deludenti, nel 2024 le azioni cinesi hanno registrato una crescita del 25% e da inizio 2025 al momento in cui si scrive sono già a +30% (+15% in euro). Ma cosa c’è dietro questo rally spettacolare? E qual è la migliore strategia per un investitore oggi? Ce lo spiega questa analisi di Jean-Marie Mercadal, CEO di Syncicap (partecipata Ofi Invest).

Jean-Marie Mercadal, CEO di Syncicap AM (partecipata Ofi Invest)

Il rally che l’azionario cinese ha vissuto e sta vivendo da inizio anno sembra più duraturo di quelli passati. Questi ultimi, infatti, erano spesso caratterizzati da picchi molto alti, spesso legati ad annunci di politiche di stimolo all’economia, che ne limitavano la durata a poche settimane ed erano puntualmente seguiti da lunghe fasi di stagnazione e, a volte, di declino.

Tuttavia, stavolta sembra che non sarà così e noi di Ofi Invest AM abbiamo individuato tre motivi che ci hanno portato a fare questa affermazione.

Il primo è che ci troviamo in un momento di generale rivalutazione del mercato, generata a sua volta da una duplice consapevolezza:

  • Le remunerazioni del rischio si sono ridotte a seguito dell’incontro del presidente Xi Jinping con i capi delle maggiori compagnie di bandiera a inizio anno, a cui è seguita una maggiore distensione normativa dopo la stretta del 2021
  • In brevissimo tempo si sono imposte sul mercato nuove imprese all’avanguardia (DeepSeek[1] su tutte) in settori chiave come l’AI, la robotica e i veicoli elettrici, che hanno generato una nuova consapevolezza globale sull’elevata qualità e competitività dei prodotti cinesi

Il secondo motivo riguarda la risalita dei flussi di investimento, con gli investitori internazionali che negli ultimi anni avevano sottopesato la Cina, ma che adesso non possono più permettersi di farlo per paura di perdersi il rally. Riteniamo che ci sia comunque margine per ulteriori rialzi. Infatti, dato che le ultime statistiche continuano a indicare una sottoponderazione globale, negli ultimi mesi anche gli investitori istituzionali locali sono stati incoraggiati ad acquistare azioni. Questa operazione ha lo scopo di preparare il terreno per quei fondi che dovranno incaricarsi del pagamento delle pensioni, dato che il regime corrente “pay-go” entrerà in crisi in un paio di decadi se la Cina non risolverà il problema del tasso delle nascite. Infatti, il numero medio di figli per donna è crollato da 1,8 ad appena 1 negli ultimi cinque anni. Dall’altro lato, spingere i cinesi a comprare sul loro mercato azionario è anche diventato un modo per risollevare la fiducia delle famiglie dopo che questa era stata colpita duramente dalla crisi del settore immobiliare. In questo modo il governo intende dare una spinta al consumo interno, uno degli obiettivi primari attuali. Non bisogna dimenticare, infatti, che il tasso di risparmio medio della popolazione locale è molto alto e che l’ammontare globale dei risparmi oggi equivale al 110% del Pil, il 70% del quale è stato stanziato in depositi a termine il cui rendimento è crollato all’1%. Ciò significa che c’è un grande bacino di riserve che possono essere investite in azioni, soprattutto ora che il loro rally ha raggiunto una dimensione tale da generare sempre più attenzione anche mediatica.

Il terzo e ultimo fattore che ci fa credere in un boost duraturo è un significativo miglioramento dei fondamentali e degli utili. I guadagni delle imprese onshore e offshore (ovvero rispettivamente quelle quotate a Shangai e a Hong Kong) sono cresciuti rispettivamente del 3% e del 6% nella prima metà di questo 2025, con le ultime revisioni che hanno indicato un ulteriore rialzo, in particolare nel tech e nell’AI. In generale, gli outlook dicono che gli utili cresceranno complessivamente del 15% e dell’8% quest’anno, mentre il prossimo del 12% e dell’11%.

Venendo infine a come dovrebbe comportarsi un investitore nei confronti dell’azionario cinese, ci sentiamo di suggerire una strategia “buy-the-dip”. Nonostante tutti i miglioramenti registrati e descritti sopra, Pechino è ancora lontana dal risolvere i problemi che affliggono i suoi fondamentali. In particolare, persistono ancora la deflazione legata alle difficoltà del real estate e una sovraproduzione industriale che, assieme, potrebbero spingere i prezzi al ribasso, nonostante le autorità stiano applicando una policy “anti-involution”. Tutto ciò potrebbe causare dei picchi di volatilità e un generale surriscaldamento del mercato nel breve periodo, ma nel lungo non sembra che le azioni abbiano ancora espresso il loro potenziale e un apprezzamento del 30% in un arco di 12-18 mesi sembra uno scenario tutt’altro che fantasioso.


Ogni impresa menzionata in questa analisi è citata solo a titolo di esempio e non costituisce in alcun modo un suggerimento sulla compravendita di asset o un’indicazione sui titoli che la società detiene o non detiene nei suoi portafogli.


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