Le stablecoin, che da dollari digitali sono arrivate a rappresentare la spina dorsale di tutte quelle transazioni economiche che oggi si svolgono online, hanno permesso a chi opera in questo segmento di stringere accordi con grandi player della finanza tradizionale, diventando un vero e proprio ponte tra i mondi della finanza decentralizzata e tradizionale grazie alle loro caratteristiche di velocità, efficienza e sicurezza.
Del futuro delle stablecoin ci parla Adrian Fritz, Head of Research di 21Shares in questa interessante analisi.

Nelle ultime settimane, l’attenzione dei player nell’universo cripto è stata completamente catturata dal Bitcoin, il quale, dopo un periodo di flessione, è tornato a stabilire nuovi record storici. Tuttavia, anche il mercato delle stablecoin ha recentemente raggiunto nuove vette, andando ben oltre quello che era lo scopo iniziale per cui erano state create: essere “dollari digitali”.
Oggi, questi asset digitali hanno un ruolo attivo in moltissimi campi, dai pagamenti a distanza alla sviluppo del segmento, in quanto garantiscono velocità, programmabilità e accessibilità potenzialmente da ogni angolo del mondo. Tuttavia, nonostante l’espansione vissuta fino a oggi, il 2025 può essere comunque un anno chiave, in quanto in questo mese di maggio il loro market cap ha raggiunto l’apice di 242 miliardi di dollari e stanno diventando la base dell’infrastruttura su cui poggiano alcune delle maggiori piattaforme mainstream del web.
Infatti, sono sempre più le società digitali che stanno adottando le stablecoin. Meta, per esempio, ha intenzione di sfruttarle per remunerare i content creator in modo più rapido ed efficiente, dato che, mentre il sistema bancario tradizionale è rallentato dalle commissioni sulle transazioni o, più banalmente, dall’apertura in fasce orarie limitate, le stablecoin posso assicurare pagamenti transfrontalieri quasi istantanei e a bassissimo costo. Per dare un’idea, la velocità è aumentata del 99% e i costi si sono abbassati del 90%.
Questi risultati spiegano come mai realtà quali Stripe e PayPal hanno deciso di abilitare i pagamenti tramite queste valute virtuali, ma anche Mastercard, attraverso una partnership con MoonPay, ha abilitato questo tipo di pagamento transfrontaliero per 150 milioni di commercianti attraverso carte brandizzate, in grado di convertire cripto in valute fiat in tempo reale. Infine, Visa sta sperimentando i pagamenti in stablecoin su Solana e il PYUSD di PayPal sta guadagnando popolarità. Anche le banche tradizionali stanno investendo: ING e Bank of America hanno annunciato l’intenzione di esplorare il settore. La conclusione? Le stablecoin non sono più solo uno strumento per i nativi digitali; stanno diventando la spina dorsale finanziaria del Web2, nell’era dei social media e dell’e-commerce.
Che l’interesse verso questa asset class stia crescendo anche tra i player istituzionali, o comunque operanti nella finanza tradizionale, lo dimostra anche un recente report di Fireblocks, la quale ha intervistato 295 executive operanti in campo finanziario e ha scoperto che oltre il 90% delle aziende in cui operano utilizzano oppure stanno attivamente esplorando le stablecoin.

Inoltre, poco meno della metà (il 49%) le usa già per i pagamenti, citando benefici quali una maggiore trasparenza, una maggiore liquidità e costi ridotti. Con casi d’uso sempre nuovi e una spinta verso la regolamentazione, che vede la sua massima espressione nell’avanzamento del GENIUS Stablecoin Act al Senato degli Stati Uniti, le istituzioni sembra si stiano preparando ad accogliere le stablecoin come parte integrante di tutto il sistema finanziario.
Un segmento ancora più innovativo è quello delle stablecoin “yield-bearing” (+4% di APY), ovvero dollari digitali a tutti gli effetti che però corrispondono rendimenti come se fossero buoni del tesoro, nonostante siano completamente liquidi. Esse rappresentano una soluzione interessante, sia per le imprese, sia per i singoli utenti, per percepire un guadagno da fondi inattivi, senza però rinunciare alla flessibilità e ciò permette loro di essere un collegamento sempre più solido tra DeFi e TradFi.
Ma le stablecoin sono ormai ben più di un ponte tra due mondi; sono una classe di attività con moltissimi possibili casi d’uso, come dimostrato da Bybit, che permette agli utenti di fare trading di azioni tramite USDT, e da BlackRock, che ha lanciato Treasury US tokenizzati (BUIDL) e che hanno registrato una crescita del 19,3% nell’ultimo mese. In breve, le stablecoin stanno diventando il nucleo finanziario sia dell’economia di internet di oggi che del mondo on-chain di domani. E per gli investitori, questo cambiamento è solo all’inizio.
Foto di copertina di RDNE Stock project: https://www.pexels.com/it-it/foto/mani-tavolo-soldi-argento-8369776/
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