
«Non vorrei sembrare troppo catastrofico, ma dalle informazioni di cui posso disporre come Segretario Generale si trae una sola conclusione: i Paesi membri dell’ONU hanno a disposizione a malapena dieci anni per accantonare le proprie dispute e impegnarsi in un programma globale di arresto della corsa agli armamenti, di risanamento dell’ambiente, di controllo dell’esplosione demografica, orientando i propri sforzi verso la problematica dello sviluppo. In caso contrario, c’è da temere che i problemi menzionati avranno raggiunto, entro il prossimo decennio, dimensioni tali da porli al di fuori di ogni nostra capacità di controllo.»
U Thant, Segretario Generale dell’ONU, 1969
Indice
I limiti dello sviluppo
Le parole di U Thant, profetiche e attuali, sono le prime che troviamo nel Rapporto al Club di Roma sui limiti dello sviluppo, pubblicato nel 1972 dagli scienziati dell’MIT di Boston che scomposero il “sistema mondiale” in cinque elementi: popolazione, produzione alimentare, industrializzazione, inquinamento, sfruttamento delle risorse naturali, scoprendo che crescevano esponenzialmente nel tempo e che questo andamento si ritrovava in quasi tutti i settori dell’attività umana.
Già nel 1972 era chiaro che la Terra, avendo dimensioni finite, non avrebbe potuto sostenere un modello economico basato sulla crescita non lineare della popolazione, del cibo e dei beni materiali, garantendo acqua e aria pulita ai suoi abitanti, sebbene le grandi civiltà abbiano sempre contrastato i limiti dello sviluppo con il miglioramento tecnologico.
Facendo riferimento all’equazione di Ehrlich e Holdren, l’impatto umano è il prodotto della crescita della popolazione, dei consumi derivanti dal suo tenore di vita e dall’uso della tecnologia. Negli ultimi sessantanni abbiamo visto crescere sia la popolazione sia il tenore di vita globale, che incidono sui fattori naturali dello sviluppo: la chimica, la fisica e la biologia del nostro pianeta.
Essendo difficile cambiare le abitudini di miliardi di esseri umani, soprattutto di chi si affaccia al consumismo dopo decenni di povertà, e non potendo mettere in atto l’idea di Ehrlich di limitare coercitivamente le nascite (ci provò la Cina quarant’anni fa con la politica del figlio unico con effetti disastrosi a distanza di qualche decennio), la speranza è che la tecnologia riesca a contenere l’impatto ambientale dell’attività umana.
Non vogliamo spaventare il lettore, ma solo fare un quadro della situazione in cui ci troveremo a investire nei prossimi decenni: alla pressione demografica che richiederà sempre più acqua, cibo, beni materiali e protezione dai fenomeni climatici, risponderanno le grandi aziende e i governi con lo sviluppo di una New Climate Economy più rispettosa dell’ambiente e con la massiccia applicazione di tecnologie innovative per gestire una complessità e una velocità del cambiamento fuori dall’umana portata.
Se non si cambia, già nel 2050 la “capacità portante dell’ambiente” non sarà più in grado di sostenere l’uomo, che forse dovrà cercarsi un altro pianeta.
Sostenibilità è la parola d’ordine!
Quanto accennato sopra è tratto dal secondo capitolo del nostro libro Investire nei megatrend del futuro dove scriviamo anche:
Di fronte alla pressione demografica e alla presa di coscienza dei movimenti ambientalisti, lo sviluppo economico e sociale nei prossimi decenni non può prescindere dalla sostenibilità, concetto che sta entrando nel gergo aziendale e nel campo degli investimenti.
Questo concetto è ben spiegato dall’articolo “Global megatrends and planetary boundaries” pubblicato a maggio 2020 dalla Global Environmental Agency:
le pressioni umane sul sistema Terra hanno raggiunto una scala in cui non è più possibile escludere cambiamenti globali irreversibili o addirittura catastrofici. Tali cambiamenti irreversibili potrebbero rendere la Terra un luogo molto meno ospitale. Il concetto di confini planetari indica nove processi critici che regolano la stabilità e la resilienza del sistema Terra (Rockström et al.2009; Steffen et al.2015).
Qui mostriamo il grafico pubblicato nell’articolo. Per la ricerca originale e per maggiori approfondimenti rimandiamo al sito dello Stockholm Resilience Center dell’Università di Stoccolma a questo link.

La proposta di agenda 2030
Per capire di cosa parliamo, facciamo un passo indietro. Il 25 settembre 2015 le Nazioni Unite proposero ai 193 Paesi membri di adottare il piano intergovernativo Agenda 2030, contenente 17 obiettivi globali di sviluppo sostenibile (SDG) da raggiungere entro il 2030.
Secondo l’ONU era necessario armonizzare tre elementi: la crescita economica, l’inclusione sociale, la tutela dell’ambiente.
Per raggiungere questi obiettivi fu proposto di lavorare sulle cosiddette “5P”: Persone, cercando di eliminare fame e povertà e di garantire dignità e sicurezza; Pianeta, per proteggere le risorse naturali e il clima per le generazioni future; Pace, al fine di promuovere società pacifiche, giuste e inclusive; Prosperità, garantendo vite prospere in armonia con la natura; Partnership, la qualità necessaria per implementare a livello globale l’Agenda.

Temi ambientali e climatici
La quarta parte del nostro libro Investire nei megatrend del futuro è dedicata ai temi ambientali e climatici. Questi gli argomenti trattati:
- Riscaldamento globale: rischio o opportunità d’investimento?
- Investire nel cambiamento climatico
- Nuove opportunità dall’acqua in bottiglia
- Dallo scioglimento dell’Artico al turismo degli iceberg
- Il buon vino che non ci sarà più nel 2050
- Come inciderà il Climate Change sul nostro portafoglio
- Investire nella transizione all’economia zero-carbon
- Crescita globale, sviluppo sostenibile e green economy
- Dalle molecole agli elettroni. Il futuro è delle rinnovabili
- Alphabet, Amazon, Apple e le energie rinnovabili
- Il ruolo della Smart Grid tra big data, AI e IoT
- Un’analisi intermarket della transizione alle rinnovabili
- Energia dai rifiuti. Il nuovo Eldorado, ma attenti alle truffe
Approfondisci il tema
Qui trovi articoli, analisi, libri ed eventi relativi ai trend ambientali e climatici. Buona lettura!
- Uranio fondamentale per la transizione energeticaLa direttiva UE del Parlamento stabilisce che al 2030 la quota vincolante di rinnovabili arrivi al 42,5%.
- Investire sull’idrogeno in EuropaI progetti si sviluppano intorno alle principali aree di consumo e produzione.
- Il volano della transizione sono le reti: ecco dove investireLa produzione è parte dell’equazione. La rete trasmette l’elettricità dal luogo in cui viene generata ai consumatori.
- L’impatto di El Niño sulle materie primeSecondo l’Organizzazione meteorologica mondiale le probabilità che El Niño si protragga sono del 90%.
- ESG e transizione digitale e ambientale degli immobiliQueste tematiche non sono sempre facili da declinare in ambito operativo e renderle al tempo stesso efficaci.
- “Say-on-Climate” e le brutte sorprese dalle assemblee degli azionistiLa nuova analisi di Candriam ci spiega il fenomeno del “Say-on-Climate” e le brutte sorprese dalle assemblee degli azionisti nel 2023
- Libri – Tre libri di foto che raccontano il nostro mondoPer Ferragosto la recensione di tre libri di fotografie tratti da mostre in corso per meravigliarsi e meditare del nostro mondo
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- Oceani più protetti grazie alla tecnologia subacquea connessaTra l’innalzamento del livello del mare, l’inquinamento da plastica e la pesca eccessiva, l’emergente Internet delle cose sottomarine amplierà notevolmente le conoscenze sui mari del mondo.
- Transizione energetica e la sfida del ricicloSolo 16 delle materie prime strategiche sono riciclate in una certa misura, mentre 35 poco o per niente.
- Uranio: la Cina spinge il megatrend del ritorno al nucleareL’analisi di Global X evidenza che la Cina spinge il megatrend del ritorno al nucleare e l’uranio ne beneficerà
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