Il Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva, pochi giorni fa, una serie di misure per promuovere la diffusione delle energie rinnovabili, in linea con il Green Deal e con il piano REPowerEU.

L’aggiornamento della direttiva sulle energie rinnovabili (RED III), già concordato tra i deputati e il Consiglio, stabilisce che entro il 2030 la quota vincolante di rinnovabili nel consumo finale di energia dell’UE arrivi al 42,5% (il 10% in più rispetto al precedente target del 32%), ma l’obiettivo è quello di raggiungere il 45%.

Per il nostro Paese questi nuovi livelli significano raddoppiare la penetrazione attuale di rinnovabili, che arriva solo al 19%, questo nonostante la produzione di nuovi impianti eolici e solari progredisce a rilento.

Alla luce dei limiti che le rinnovabili incontrano nel nostro Paese a causa della lunghezza dei processi autorizzativi o all’assenza del Piano di gestione degli spazi marittimi – fondamentale per pensare ad un Eolico offshore – si guarda a soluzioni che, pur non rientrando nel contesto delle rinnovabili, possono vantare simil livello di sostenibilità nella produzione, vedi l’energia nucleare.

Il dibattito su questa fonte energetica, ritenuta da sempre controversa nel panorama italiano, si riapre proprio in questi giorni con il Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ha convocato in data odierna la prima riunione della “Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile”, per avviare un dialogo con istituzioni e imprese sul possibile futuro di questa risorsa nel nostro mix energetico.

Ma quali sono le prospettive di crescita a livello globale per questo settore incentrato su una materia prima, l’uranio, che continua a sovraperformare l’indice Bloomberg Commodity dall’inizio dell’anno?

Ospitiamo qui di seguito il commento di John Ciampaglia, CEO di Sprott AM e partner di HANetf nella quotazione dell’ETF Sprott Uranium Miners, che offre esposizione alla crescente domanda di uranio, fondamentale per la produzione di energia nucleare. Ne avvewamo parlato qui.

Riteniamo che l’uranio si trovi attualmente nel suo terzo mercato al rialzo, con un’offerta proveniente dalle miniere primarie che resta costantemente al di sotto del fabbisogno mondiale di uranio per i reattori.

Sul fronte della domanda, si è registrato un numero senza precedenti di annunci di riavvii, estensioni di vita e nuove costruzioni di centrali nucleari: notizie che probabilmente creeranno un incremento sostanziale della domanda di uranio. In particolare, l’aumento dei contratti stipulati dalle utility, rispetto agli enti finanziari, è stato il principale fattore di crescita del prezzo dell’uranio da inizio anno.

A nostro parere, il punto di partenza per colmare il divario tra domanda e offerta potrebbe essere il riavvio delle miniere di uranio che erano state chiuse e messe in manutenzione a causa del prolungato periodo di prezzi bassi della commodity. Un’ importante ripresa per il settore nel 2023 è stata il riavvio a fine 2022 della miniera McArthur River di Cameco Corp. La miniera della società canadese aveva inizialmente previsto una produzione di 15 milioni di libbre di uranio per il 2023, ma ha recentemente annunciato che la produzione scenderà a 14 milioni di libbre. Le sfide per Cameco si sono estese anche alla miniera di Cigar Lake, per la quale si prevede una produzione inferiore di 1,7 milioni di libbre rispetto alle previsioni precedenti. Questo tipo di interruzione delle forniture non è isolato. Anche Peninsula Energy Ltd. è stata danneggiata dopo che la statunitense Uranium Energy Corp. ha rescisso un accordo di lavorazione. Di conseguenza, ha annunciato un ritardo “significativo” nel riavvio del progetto Lance, fiore all’occhiello della società, uno dei più grandi progetti di uranio degli Stati Uniti per dimensioni e scala.

Guardando oltre la performance di breve termine, riteniamo che il mercato al rialzo dell’uranio abbia ancora molta strada da percorrere. Le capacità di conversione e arricchimento dell’uranio sono state un collo di bottiglia fondamentale nella catena di approvvigionamento. Il recente riavvio dell’impianto di conversione ConverDyn in Illinois e gli annunci di aumento della capacità di arricchimento, come quelli di Urenco e Orano, hanno contribuito a risolvere questo problema. Grazie a questi sviluppi, riteniamo che gli aumenti dei prezzi dei servizi di conversione e arricchimento si siano finalmente riversati sul prezzo spot dell’uranio. Nel lungo periodo, l’aumento della domanda a fronte di un’offerta di uranio incerta potrebbe sostenere un mercato in crescita duraturo.