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Con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca si è tornati a parlare di reshoring delle attività produttive. Anche con toni accesi e in modo prepotente, nel puro stile trumpiano, minacciando dazi colossali alle aziende USA che non riportino la produzione in madre patria.
Se il reshoring è il nuovo trend quali sono le opportunità che offre agli investitori sia negli USA che in Europa? Risponde la puntuale analisi di Ken Van Weyenberg, Head of Client Portfolio Management Fundamental Equity di Candriam.

Oggi i grandi produttori statunitensi stanno rivalutando le loro strategie e passando a un approccio più regionale, riavvicinando la produzione e le attività commerciali ai propri stabilimenti, un trend noto come reshoring. Uno studio recente di Capgemini[1] ha rivelato che quasi il 60% dei dirigenti aziendali statunitensi ha investito nel nearshoring o in una combinazione di reshoring e nearshoring, ovvero nel trasferimento delle attività o della produzione in paesi vicini.
Le opportunità di investimento del “Made in America”
Questo cambiamento non è solo strategico ma anche significativo a livello economico. Secondo recenti stime del governo statunitense, gli investimenti nel reshoring, nella produzione nel settore della difesa e nelle infrastrutture potrebbero immettere nell’economia statunitense fino a 450 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni[2]. Si prevede che queste iniziative genereranno una domanda significativa sia nel settore industriale che in quello tecnologico.
La spinta più ampia verso l’autonomia strategica sta inoltre determinando un sostegno mirato alle politiche industriali in settori fondamentali come i semiconduttori, le terre rare e la sicurezza energetica, tutti essenziali per la resilienza nazionale e la leadership tecnologica. Per gli investitori, questo crea opportunità concrete.
Ad esempio, si prevede che il mercato globale dei semiconduttori supererà i 1000 miliardi di dollari entro il 2030 (Gartner), mentre oltre il 70% degli elementi di terre rare utilizzati negli Stati Uniti vengono attualmente importati dalla Cina[3], evidenziando sia l’urgenza che il potenziale di sviluppare capacità nazionali. Mentre governi e aziende si allineano sulla solidità della supply chain, i settori industriale e tecnologico sono destinati a beneficiare di un ciclo pluriennale di spese in conto capitale con un forte slancio degli investimenti.
Smart Factory: il pilastro dell’industria moderna
Le aziende coglieranno inoltre l’opportunità di abbandonare i modelli industriali obsoleti e di modernizzarsi attraverso le tecnologie delle smart factory. La robotica, l’automazione e i processi basati sui dati stanno diventando centrali nel settore manifatturiero, con investimenti crescenti nelle installazioni robotiche (in aumento del 12% negli Stati Uniti lo scorso anno secondo IFR Robotics), nelle linee di assemblaggio intelligenti, nelle macchine con apprendimento automatico, nella tecnologia dei gemelli digitali e nei sensori abilitati all’IoT che trasmettono dati in tempo reale.
Questa trasformazione richiede ingenti investimenti in software di intelligenza artificiale, infrastrutture cloud ed edge computing. L’intelligenza artificiale svolge oggi un ruolo fondamentale nella manutenzione predittiva, nel controllo qualità e nella gestione dell’inventario, mentre le soluzioni cloud ed edge consentono l’elaborazione scalabile dei dati e il coordinamento tra i siti di produzione. Allo stesso tempo, la cybersecurity si è evoluta da misura di protezione tecnica a imperativo strategico.
Nel complesso, questa evoluzione a livello industriale sta guidando la domanda su diversi temi di innovazione ad alto impatto:
- Robotica e automazione sia per le operazioni fisiche che per il software di ottimizzazione dei processi smart
- Tecnologie cloud e AI per supportare lo sviluppo delle smart factory
- Soluzioni di cybersecurity essenziali per garantire l’affidabilità delle operazioni e la protezione dei dati in un ambiente sempre più connesso.
La svolta dell’Europa verso l’autonomia strategica
Se gli Stati Uniti guidano il trend del reshoring, l’Europa si trova ad affrontare un fenomeno simile. La forte dipendenza del continente da partner esterni, in particolare per l’energia, le materie prime e i semiconduttori, ha evidenziato vulnerabilità nelle sue catene di approvvigionamento. In risposta, l’Unione Europea ha avviato una serie di iniziative strategiche volte a rafforzare la propria sovranità industriale e tecnologica.
Programmi come RePowerEU, European Chips Act e InvestEU sono progettati per ridurre la dipendenza dall’estero, aumentare la capacità produttiva nazionale e sostenere l’innovazione nei settori chiave. Questi sforzi segnano l’inizio di un ciclo di investimenti a lungo termine incentrato sulla transizione energetica, sulle infrastrutture digitali e sui materiali strategici, gettando le basi per un’industria europea più solida e pronta per affrontare le sfide future.
In definitiva, il cambiamento strategico dell’Europa si allinea e rafforza i temi più ampi dell’innovazione industriale, come robotica e automazione per i sistemi fisici, smart factory, tecnologie cloud e AI, oltre alla cybersecurity, creando un fronte unito nella corsa alla leadership tecnologica e alla resilienza della supply chain.
[1] Fonte: Capgemini Research Institute, La rinascita del settore manifatturiero. Strategie di reindustrializzazione in Europa e negli Stati Uniti – 2025.
2 Fonte: Stima della Casa Bianca, Modernizzare le acquisizioni nel settore della difesa e stimolare l’innovazione nella base industriale della difesa, 9 aprile 2025
3 Fonte: Statista, aprile 2025
Immagine di copertina creata dalla redazione con Dall-E AI
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