La cifra l’ha calcolata The European House – Ambrosetti: l’e-commerce italiano vale 58.6 miliardi di euro di ricavi. l’attività nel suo complesso si piazza al terzo posto tra le 99 attività economiche italiane per incidenza sul fatturato del settore privato in Italia nel 2019, con un peso del 19,2% sulla crescita di fatturato del totale delle attività economiche italiane. Nello stesso anno, inoltre, la rete ha inciso profondamente sulla crescita dell’occupazione delle imprese italiane, con un contributo del 6,7% sul totale, collocandosi, anche in questo caso, al terzo posto tra i settori economici per variazione dell’incidenza sull’occupazione italiana.
L’e-commerce rientra tra i megatrend demografici.

I numeri dell’e-commerce

I numeri li fornisce il report presentato da Netcomm, realizzato in collaborazione con The European House – Ambrosetti, intitolato “Il ruolo e il contributo dell’e-commerce e del digital retail alla crescita e alla trasformazione digitale”, che ricostruisce, per la prima volta in Italia, il perimetro del settore partendo dai valori di bilancio 2015-2019.

Il settore legato agli acquisti online in Italia nel 2020 genera un incremento di ricavi per 3,5 miliardi di Euro (+6,3% sul 2019, un trend decisamente più contenuto rispetto al tasso medio del +18% degli ultimi 5 anni). Quasi il 70% degli operatori del segmento, ossia i Merchant (gli operatori che offrono prodotti e servizi) e i Brand owner (distributori di prodotti di marca che hanno attivato strategie e canali di vendita diretta online) e il 60% delle aziende che forniscono servizi alla filiera (business partner) prevedono inoltre di rafforzare la propria forza lavoro per il canale e-commerce nel 2020.

Fatturato e occupazione dell’e-commerce

L’occupazione dell’e-commerce

L’impatto dell’e-commerce sull’occupazione e sul fatturato delle aziende italiane distribuito per regioni. Tra i 290mila italiani occupati nella rete dell’e-commerce e digital retail nel 2019, 154mila lavoratori sono impiegati nel macro-settore delle vendite online (con una crescita annua del 12% tra il 2015 e il 2019) e 136mila nell’aggregato dei servizi a supporto (con un tasso di crescita media del 14,2%).

Le regioni

Il 21% è situato in Lombardia, il 16,8% in Lazio, il 9,6% in Campania, il 7,7% in Emilia-Romagna, il 7,6% in Veneto, il 7,0% in Toscana, il 5,4% in Sicilia, il 5,0% in Puglia e il 4,6% in Piemonte.

Più del 46% del fatturato di queste è concentrato nel Nord-Ovest. In testa alla classifica troviamo sempre la Lombardia con 33,2 miliardi di euro (39%), seguita dal Lazio con 5,3, il Veneto con 4,3, l’Emilia-Romagna con 3,8, la Campania 3,7, il Piemonte con 3,3, la Toscana con 2,2, la Sicilia con 1,4 e la Puglia con 1,3 miliardi di Euro.

La riflessione

“Secondo i Merchant e i Brand owner intervistati per lo studio, per incrementare maggiormente questi numeri occorre promuovere un profondo cambiamento culturale” sottolinea Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile dell’Area Scenari e Intelligence di The European House – Ambrosetti.

Numeri che sono già comunque importanti, visto che l’e-commerce italiano vale 58.6 miliardi di euro di ricavi.

“In particolare, si deve agire sulla digitalizzazione delle imprese se vogliamo aumentare il livello di alfabetizzazione digitale, che in Italia risulta ancora basso. Sono circa 11 milioni le persone low-skilled, concentrate nelle fasce d’età più avanzate. Attivare un programma per l’apprendimento permanente (life-long learning) e per upskilling/reskilling degli adulti finalizzati a migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze dei lavoratori sul digitale, è la soluzione più funzionale. Attraverso piani formativi aziendali focalizzati sulle opportunità delle nuove tecnologie digitali e programmi di affiancamento di giovani studenti a lavoratori con seniority elevata, si favorirebbe non solo l’apprendimento di quest’ultimi, ma anche l’introduzione dei primi nel mondo del lavoro, portando un beneficio non indifferente alle aziende che potrebbero formare ad un costo inferiore il proprio personale”.

Di Massimiliano Malandra

Co-founder di questo sito. Analista fondamentale e quantitativo, socio Aiaf e giornalista professionista dal 2002. Esperto di approccio risk parity. Autore di vari libri.