Il 5 novembre 2024 si terranno le elezioni presidenziali americane e senza dubbio saranno al centro dell’attenzione dei mercati il prossimo anno. Un nuovo duello Biden-Trump sembra ora il più probabile, ma il traguardo è ancora lontano e altri scenari potrebbero verificarsi. Questa volta gli effetti sui mercati finanziari potrebbero essere ben diversi come ci spiega in questa lunga analisi Nicolas Forest, Chief Investment Officer di Candriam.

Nicolas Forest – Fonte: Candriam

“It’s the economy, stupid”… Davvero?

A un anno dalle elezioni presidenziali, la crescita rimane dinamica. Al 15 dicembre 2023, l’indice S&P 500 ha raggiunto un livello record, il movimento disinflazionistico è ben avviato, i dati sulla disoccupazione si stanno avvicinando ai minimi storici, la disparità salariale si è ridotta e il processo di reindustrializzazione è in corso. I risultati economici dell’amministrazione Biden sono quindi lusinghieri, soprattutto se paragonati alle aspettative della maggior parte degli osservatori.

Ipotizzare che questi buoni risultati metteranno Biden nella posizione di essere rieletto, tuttavia, sarebbe un po’ eccessivo. Il livello di fiducia di molte famiglie americane probabilmente non è così forte come suggeriscono gli indicatori: anche se l’inflazione è in calo, i prezzi sono significativamente più alti rispetto a prima della pandemia. Anche l’aumento dei tassi di interesse, sia per il credito al consumo sia per i mutui, potrebbe avere un impatto negativo su questa percezione. Infine, in un contesto politico estremamente polarizzato, non è affatto certo che queste elezioni saranno decise solo in base alla performance economica e del mercato azionario.

Una politica fiscale vincolata

I mercati saranno attenti alle scelte dei candidati in tema di politica fiscale. Anche se le agende non sono ancora chiare, Trump ha promesso di estendere i tagli delle tasse che aveva varato nel 2017 e che scadranno nel 2025. Secondo CRFB,[2] il costo per il Bilancio ammonterebbe a circa 3.300 miliardi di dollari in dieci anni (3.800 miliardi se si include l’aumento degli interessi). Questo spingerebbe il debito pubblico al 125% del PIL nel 2033, rispetto al 115% se i tagli fiscali venissero lasciati scadere.

Finanziare i tagli delle tasse con un aumento del 10% delle tariffe su tutte le importazioni, come proposto dall’ex presidente Trump, potrebbe, sulla carta, portare 2.500 miliardi di dollari in dieci anni. Tuttavia, questa cifra verrebbe probabilmente ridotta da una contrazione delle importazioni e da un calo della crescita e, ancora più importante, tale misura metterebbe l’economia globale sulla strada di una guerra commerciale su vasta scala.

Moody’s ha recentemente ribadito i rischi associati alla situazione fiscale del Paese, mettendo il rating AAA sotto “negative watch”.

Questione di settori

Con un margine di manovra fiscale limitato, le elezioni probabilmente saranno più un problema relativo ai singoli settori dei mercati azionari piuttosto che uno macroeconomico. Biden ha promesso un settore dell’elettricità decarbonizzato entro il 2025 e la neutralità carbonica entro il 2050. La precedente amministrazione Trump si era ritirata dall’accordo di Parigi e aveva abrogato diverse leggi e regolamenti sulla protezione ambientale. Siamo abbastanza sicuri che Trump continuerebbe in questa direzione nel caso venisse rieletto. Allo stesso modo, anche il futuro dell’ACA (Affordable Care Act) potrebbe essere seriamente compromesso. Potrebbero avere ripercussioni sui mercati anche le proposte per regolamentare l’intelligenza artificiale.

Politica monetaria sotto pressione…

Anche la questione dell’indipendenza della Federal Reserve potrebbe preoccupare i mercati. Trump ha spesso attaccato la banca centrale, a volte in termini violenti, e ha cercato di nominare all’interno della Fed Judy Shelton, una feroce oppositrice dell’istituzione e una fervente sostenitrice del ritorno al gold standard. Nel caso Trump dovesse essere rieletto, Shelton potrebbe entrare nella Fed (a condizione, ovviamente, che il Senato non si opponga nuovamente), o addirittura guidare la Fed al posto di Jerome Powell, il cui mandato di presidente scade a gennaio 2026.

Verso un aumento dei premi per il rischio azionario e della volatilità…

Fintanto che nessun favorito emerge chiaramente, è probabile che l’incertezza continui a gravare sui mercati azionari, andando ad alimentare la volatilità. La cosa peggiore per i mercati, ovviamente, sarebbe che l’incertezza non venisse eliminata il 5 novembre 2024…


[1] Analisi Candriam, dati Bloomberg.

[2] Comitato per un bilancio federale responsabile, organizzazione senza scopo di lucro.


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