L’incertezza politica ed economica emersa nelle ultime settimane rende più complesso il contesto per gli investitori. Tuttavia, il rischio principale resta quello di una prudenza eccessiva, che potrebbe far perdere le fasi di ripresa.

Lo sottolinea Scott Helfstein, Head of Investment Strategy di Global X, che identifica tre approcci per affrontare questo scenario.

Scott Helfstein, Head of Investment Strategy di Global X

Secondo la maggior parte degli indicatori, l’economia statunitense era piuttosto solida all’inizio del 2025. L’inflazione si stava moderando, i consumi erano rimasti sostenuti fino a marzo, il settore manifatturiero aveva ripreso a crescere e l’ottimismo delle imprese era in aumento. Questa solidità, unita alla possibilità di un alleggerimento fiscale e di una deregolamentazione, ha rappresentato la base ottimistica del nostro outlook per il 2025.

Avevamo però individuato come principale rischio la gestione della comunicazione legata alla politica economica interna dell’amministrazione Trump, un rischio che si è effettivamente concretizzato. Gli investitori oggi si trovano a dover affrontare interrogativi importanti: cosa accadrà ora, e quali strategie potrebbero rivelarsi interessanti?

Dopo l’annuncio dei dazi del 2 aprile, è sembrato chiaro che le aspettative dei mercati su Trump fossero eccessive, o quantomeno mal prezzate. Resta incerto tuttora se i dazi saranno uno strumento negoziale o una fonte stabile di entrate fiscali. In ogni caso, la convinzione dell’amministrazione nel ricorrere ai dazi per riscrivere l’economia globale è stata sottovalutata, così come quanto deterioramento economico interno è disposta a sopportare pur di raggiungere obiettivi come la redistribuzione della ricchezza.

Questa incertezza complica il quadro per gli investitori, che si trovano a navigare tra numerosi e repentini cambi di rotta in ambito politico. I nuovi accordi commerciali richiederanno tempo e, in alcuni casi, potrebbero non concretizzarsi, ritardando ulteriormente un’intesa reciproca sui dazi tra Stati Uniti e Cina. Nel frattempo, la credibilità degli Stati Uniti come partner commerciale affidabile ha subito un duro colpo, e la Cina cerca di approfittarne siglando accordi con alleati americani come Giappone e Corea del Sud.

Secondo quanto annunciato dalla Casa Bianca il 2 aprile, i costi di importazione per i produttori sono destinati ad aumentare dal 10% al 90%. Un incremento di questa portata è difficile da gestire, ma già a metà 2022 le aziende avevano affrontato un aumento dei prezzi del 20% mantenendo margini di profitto quasi record. Tuttavia, la domanda in calo e la crescita economica più debole rendono oggi i ricavi più vulnerabili e imprevedibili.

Quando le aziende subiscono pressioni sia sui ricavi sia sui costi, la redditività e la capacità di fare previsioni ne risentono, e i titoli azionari risultano meno resilienti. La stagione degli utili attualmente in corso sarà indicativa, soprattutto nel modo in cui le aziende comunicheranno la loro guidance.

In questo contesto, due potenziali motori di crescita identificati per il 2025 rischiano di subire un ritardo. Il primo riguarda la ripresa del manifatturiero dopo due anni di contrazione, favorita dalla nuova amministrazione. Tuttavia, gli ultimi dati e le crescenti preoccupazioni sui consumi e sui costi di produzione fanno già vacillare questa previsione. Il secondo riguarda la ripresa degli investimenti aziendali da parte delle PMI, sospinta da tasse più basse, deregolamentazione e una domanda solida: anche questo slancio rischia ora di andare in letargo.

Prevediamo dunque una volatilità elevata per il resto del 2025, e gli investitori dovrebbero prepararsi. Continuiamo a segnalare comunque i rischi dell’eccessiva prudenza: non è possibile prevedere quando i mercati invertiranno la rotta, e per molti investitori il rischio maggiore è perdere la fase di ripresa. Per gli investitori avversi al rischio, la liquidità o i titoli di Stato a breve scadenza rimangono un’opzione, ma esistono anche strategie per ridurre il rischio senza rinunciare all’esposizione al mercato.

Per esempio, le strategie di copertura più semplici prevedono il mantenimento dell’esposizione a un indice sottostante come l’S&P 500 o il Nasdaq 100, vendendo al contempo opzioni call per proteggersi dal ribasso. Una strategia di covered call totale genera reddito in mercati laterali; una copertura parziale consente invece una combinazione di potenziale rialzo e reddito. Entrambe riducono la volatilità rispetto al mercato nel suo complesso.

Un’altra opzione per restare investiti riducendo potenzialmente il rischio è rappresentata da quelle strategie tematiche che hanno una beta o una volatilità inferiore rispetto al mercato. Ad esempio, il settore della tecnologia per la difesa (Defense Tech) ha una beta pari a circa la metà di quella del mercato, e recentemente ha visto una rivalutazione grazie a utili stabili. Queste aziende vantano solitamente contratti a lungo termine e flussi di cassa regolari. Anche lo sviluppo infrastrutturale statunitense presenta caratteristiche simili, con imprese coinvolte in progetti pluriennali.

Infine, un’ulteriore strategia da considerare riguarda le opportunità di crescita secolare di lungo periodo, attualmente scambiate a valutazioni ribassate a causa del sell-off generalizzato. Questa opzione è più adatta a chi ha un orizzonte d’investimento lungo. Molti dei cambiamenti strutturali in atto nell’economia – come l’automazione industriale, l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione – continueranno a svilupparsi nei prossimi anni, indipendentemente dall’evoluzione delle politiche di breve termine.

Foto di copertina di Tima Miroshnichenko per Pexels.com

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