La guerra è stata una costante delle attività umane. Dall’immagine iconica del primate che brandisce un osso come arma in “2001 Odissea nello spazio” al “fungo” dell’atomica alle battaglie spaziali di Star Trek e Star Wars, l’attività umana si è sempre sviluppata accanto alle guerre. E anche il mezzo secolo di pace di cui ha goduto l’Europa dopo la seconda guerra mondiale ha riguardato appunto solo il nostro continente: dall’Africa al Medio Oriente le armi hanno continuato a sparare.

E dagli anni ’90 in poi non si contano le guerre in cui la Nato è stata parte attiva: due volte in Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia e Siria le più note. Poi nel 2022 è stata la volta dell’attacco della Russia all’Ucraina, che ha fatto vacillare la retorica ESG di non investire in questi comparti.

Peccato che in tutto questo tempo i grandi gruppi produttori di armi abbiano allegramente prosperato, sia nei bilanci sia a Wall Street. Lo dimostra bene il confronto qui sotto. E’ la versione aggiornata di un grafico che proiettai (in uno scandalizzato silenzio generale) a un evento sui megatrend nel 2021. Un semplice portafoglio equipesato dei quattro maggiori titoli statunitensi del settore (LMT, NOC, RTX, GD) confrontati con l’S&P500 dal 2000 al 2022.

Gli Etf

Come muoversi quindi sul fronte degli investimenti? Negli Stati Uniti sono a disposizione alcuni Etf su “aerospace & defense” (ITA, PPA e DFEN quelli con più masse), ma si tratta comunque di strumenti non armonizzati.

In Europa fino a pochi giorni fa nulla. A colmare questa falla è però arrivata VanEck, che ha lanciato il primo ETF in Europa che permette di avere esposizione a livello globale in società attive nel settore della difesa e della sicurezza.

Si tratta del VanEck Defense UCITS ETF (Isin: IE000YYE6WK5 – ticker: DFNS – TER: 0,55%).

Con un approccio pure-play, il fondo punta a investire in società che in futuro genereranno la maggior parte del proprio fatturato nei seguenti ambiti: equipaggiamento difensivo, tecnologia aerospaziale, sistemi e servizi di comunicazione, tecnologia satellitare, veicoli aerei senza pilota, software per la sicurezza, hardware e servizi IT, software per la sicurezza informatica, soluzioni di formazione e simulazione, informatica forense, dispositivi di tracciamento e applicazioni di autenticazione elettronica o di identificazione biometrica. Qui le principali partecipazioni del fondo.

L’ETF replica il MarketVector™ Global Defense Industry Index ed esclude gli investimenti controversi come quelli in contrasto con la Convenzione di Oslo sulle armi a grappolo e con il Trattato di Ottawa sulle mine antiuomo. Sono escluse anche le società che producono o forniscono componenti critici per armi biologiche, chimiche e incendiarie, fosforo bianco, uranio impoverito e armi nucleari al di fuori del trattato internazionale di non proliferazione.

Il commento

“In Europa, la difesa è tradizionalmente una questione delicata. Dall’inizio della guerra in Ucraina, la visione della politica sulla sicurezza e sulla difesa ha iniziato a cambiare, in quanto il bisogno di una politica sulla sicurezza è diventato più evidente”, spiega Martijn Rozemuller, CEO di VanEck Europe.

“A causa dell’invasione russa in Ucraina, delle tensioni in Asia e dell’incertezza globale, il tema della sicurezza e della difesa è tornato di attualità dopo molti anni.

Molti governi dei Paesi dell’Europa occidentale, che in passato hanno ripetutamente mancato l’obiettivo del due per cento della spesa militare della Nato, hanno ora annunciato che effettueranno investimenti significativi in infrastrutture e nelle forniture di difesa, impegnandosi a rispettare l’obiettivo del due per cento in futuro. Le società nel settore della sicurezza e della difesa potrebbero beneficiare da questo sviluppo nei prossimi anni”.

Di Massimiliano Malandra

Co-founder di questo sito. Analista fondamentale e quantitativo, socio Aiaf e giornalista professionista dal 2002. Esperto di approccio risk parity. Autore di vari libri.