A cura della Redazione Patrimoni e Finanza

Lo champagne “in quanto tale” (Appellation d’origine controlee – AOC) è un vino spumante che viene prodotto solo nella regione dello Champagne, in Francia (circa 150 km da Parigi).

Qualunque spumante, pertanto, non potrà essere chiamato Champagne se non proviene da questa regione, caratterizzata da una temperatura media annuale 10,2°C – al di sotto dei 9,6° l’uva fatica a maturare – e da un clima in cui si alternano gelate invernali ed estati calde e assolate.

Ma champagne, sinonimo di bollicine e passione, può anche esserlo di rendimento. Un tema, quello del lusso, che fa parte dei megatrend demografici.

Champagne: bollicine e passione

Queste caratteristiche climatiche sono alla base della stessa esistenza dello Champagne. Se la temperatura esterna si abbassa repentinamente mentre i mosti sono ancora in fermentazione, quest’ultima si interrompe e non riesce a trasformare tutti gli zuccheri in alcol, salvo poi riprendere in primavera, quando le temperature ricominciano a salire. E’ proprio in questa fase che l’anidride carbonica si scioglie nel vino e provoca la c.d. “presa di spuma” (le bollicine).

Il rendimento delle bollicine

Attualmente, i migliori collezionisti acquistano sia marchi affermati (Dom Perignon, Cristal, Krug e Salon), sia marchi “emergenti”, come lo champagne Armand De Brignac (noto anche come Ace of Spades), famoso per l’investimento effettuato dal produttore Jay-Z – diventato distributore esclusivo per gli Stati Uniti – più che per le sue indiscusse qualità.

Secondo Scott Assemakis, uno dei fondatori di European Fine Wines, gli investitori devono tenere presente che lo Champagne è un investimento alternativo di lungo termine. L’orizzonte temporale tipico va dai sei ai dieci anni prima della maturazione.

C’è da dire che, a differenza del classico investimento in un marchio di vino affermato – ad esempio un buon Bordeaux d’annata – si giudica lo Champagne come qualcosa da bere, e non proprio come un investimento.

Ciò significa che l’idea dello Champagne come investimento è recente rispetto all’idea tradizionale di investire nel vino, e che le bottiglie rare in circolazione, in proporzione alla produzione, sono di gran lunga inferiori a quelle che vengono consumate.

Champagne: cosa comprare

Detto questo, oggi alcune delle annate ideali per investire nei migliori marchi di Champagne sono quelle che vanno dai primi alla metà degli anni novanta e, in misura inferiore, quelli prodotti verso la metà del 2000.

Per chi vuole iniziare a diversificare nei marchi più affidabili e con somme meno impegnative, invece, il periodo più performante è quello compreso tra il 2014 ed il 2015.

Nella gamma di prezzo più bassa si trovano bottiglie del valore di mille euro circa, per poi salire rapidamente alle migliaia superiori. Per esempio, uno dei migliori Champagne è il Krug Clos d’Ambonnay, prodotto nel 1995. Questa bottiglia ha un prezzo di circa 4.000 euro, ma prima di essere imbottigliato era già invecchiato per quindici anni.

Armand de Brignac Brut Gold è lo champagne più venduto di questa etichetta. È composto da un mix equilibrato di Pinot Nero, Pinot Meunier e Chardonnay, e costa circa 6.500 euro.

Dom Pérignon Rosé di David Lynch è prodotto dalla più grande etichetta di champagne in Francia, Moët et Chandon. E’ stato il regista di Hollywood David Lynch a disegnare la bottiglia, che è stata prodotta in soli 10 esemplari, ognuno al costo di 11.000 euro circa.

Champagne: dove comprare

Oggi esiste un ampio mercato dello Champagne, dove investitori privati, ​​insieme a collezionisti e case d’aste, possono effettuare i propri scambi.

Le autorità francesi regolano la produzione tutelandone l’originalità e la provenienza, limitandone di fatto gli stock disponibili e tenendo alti i prezzi dei marchi più prestigiosi, i quali “comandano” il prezzo e sono in grado di mantenere il loro valore nel corso degli anni.

Queste bottiglie di grande prestigio hanno bisogno di un luogo sicuro per invecchiare, prima di arrivare alla vendita. Lo champagne deve essere conservato a temperature che vanno dai 45 ai 55 gradi Fahrenheit. Deve essere collocato in una stanza buia e non esposto alla luce per ridurre al minimo qualsiasi danno alla luce, e il livello di umidità deve rimanere intorno al settanta percento.

In alternativa alla cantina personale, ci si può servire di magazzini di stoccaggio creati e gestiti appositamente. Lo scopo è proteggere al meglio il proprio Champagne, grazie agli accurati controlli della climatizzazione umidificazione.

Questa soluzione consente all’investitore di non sostenere i costi di una cantina personale, ma non permette di soddisfare l’aspetto “emozionale” dell’investimento. Pertanto viene scelta dai veri appassionati solo per la corretta logistica associata ad operazioni di scambio e/o vendita.

Relativamente ai rendimenti attesi, lo champagne è un ottimo punto di partenza per i collezionisti che decidono di diversificare nel vino di pregio e nei suoi derivati. La domanda è in crescita, e neanche la pandemia ha frenato l’interesse degli investitori.

L’indice Liv-ex

I Vintage Champagnes, in particolare, hanno visto un aumento medio di circa il 10% annuo dal 2014 (come il Krug Brut del ’96). L’indice Liv-Ex Champagne 50 è molto seguito dai collezionisti (rendimento ultimo anno: +8.36%).

Negli ultimi dieci anni, poi, l’indice Champagne 50 ha superato l’indice Liv-ex Fine Wine 1000 per performance complessiva: +170% rispetto al +143% del vino pregiato.

Lo Champagne offre agli investitori alcuni vantaggi. Il primo è il basso punto di ingresso, dal momento che una bottiglia di pregio vale mediamente3-4 volte meno di un Borgogna d’annata. Per diversificare i portafogli, gli investitori asiatici sono sempre più interessati ai vini e agli champagne pregiati. Un fatto che fa prevedere un aumento del valore nel medio-lungo termine.

Ultimamente, le case di produzione dello champagne (come Dom Pérignon) hanno iniziato a diffondere le campagne di “pre-release”. Gli appassionati possono cioè acquistare il proprio champagne un paio di anni prima ancora che venga imbottigliato, spuntando un prezzo inferiore.

Una iniziativa per investitori puri, che in tal modo possono assicurarsi un rendimento maggiore alla media in cambio della fidelizzazione al marchio. Insomma, è proprio vero: champagne non è più solo bollicine e passione, ma è anche rendimento.

RIFERIMENTO ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA PATRIMONI&FINANZA: https://patrimoniefinanza.com/2021/02/08/investimenti-alternativi-champagne-bollicine-passione-e-rendimento-di-lungo-periodo/

Di Pasquale Stefanizzi

E’ PhD in materie economico finanziarie (Banca e Finanza) presso l’Università di Roma Tor Vergata, già assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria dell’innovazione dell’Università del Salento. Nel 2015 ha terminato con profitto il master in “Digital marketing” di Ninja Accademy. E’ consulente d’impresa e docente in numerosi corsi di formazione. Ha sviluppato un particolare interesse per le attività di accompagnamento delle imprese nei rapporti con le banche. E’ autore di pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali.