Oggi ospitiamo l’approfondita analisi di Benjamin Louvet, Commodity fund manager di OFI AM, il quale spiega come il mercato dei metalli offre poca visibilità a breve termine, nonostante ciò, il suo potenziale di crescita rimane intatto. L’esperto aggiunge che il potenziale di rialzo del mercato può essere rafforzato dalle chiusure innescate dalla crisi energetica e quali sono le conseguenze di quello che sta succedendo in Cina e Ucraina.

Benjamin Louvet – Fonte: OFI AM

La situazione dell’industria metallurgica

Attualmente la situazione dell’industria metallurgica non è certa, perché il clima economico è di difficile lettura e gli sviluppi di diversi fattori sono difficili da prevedere.

La tendenza a lungo termine, tuttavia, rimane invariata. I metalli necessari per la transizione energetica sono sempre più richiesti e questo sconvolgerà l’equilibrio tra domanda e offerta nel prossimo futuro, spingendo i prezzi verso l’alto.

A breve termine, invece, il mercato non sa dove dirigersi per una serie di motivi:

– Le modifiche apportate alla politica monetaria e la chiara determinazione della Federal Reserve statunitense a contenere l’inflazione aumentando ulteriormente i tassi di interesse alimentano i timori di una recessione globale.

– L’Europa sembra essere la regione più colpita, anche se Jamie Dimon (CEO di JP Morgan) ha recentemente stimato la probabilità di una recessione negli Stati Uniti a oltre il 50%. Una flessione della crescita si ripercuoterebbe sul consumo di metalli nel breve periodo. Questo è il principale fattore oggi prezzato dai mercati, almeno in parte, e spiega perché i metalli hanno avuto una tendenza al ribasso negli ultimi mesi.

E poi c’è la questione della Cina. L’insistenza della Cina su una politica di zero Covid ha influito sulla crescita economica del Paese ed è un’altra ragione del calo dei metalli negli ultimi mesi. Il flusso di notizie rassicuranti su questo fronte nelle ultime settimane ha permesso ai prezzi dei metalli di recuperare parte del terreno perso. Ma le preoccupazioni sono tornate, dato che il virus si è ripresentato in alcuni dei principali centri economici cinesi e che in alcune province sono state imposte restrizioni al consumo di elettricità a causa della siccità.

Gli scarsi dati sulle vendite di autoveicoli pubblicati in Cina il 22 agosto hanno innescato un’immediata e brusca correzione dei prezzi del platino e del palladio, entrambi ampiamente utilizzati in questo settore. Ma la Cina sta adottando misure per arginare il rallentamento. All’inizio dell’estate ha annunciato il terzo più grande piano di ripresa nella storia della Cina e di recente ha tagliato due volte i tassi d’interesse e adottato un piano di stimolo per gli immobili in costruzione, anche se è probabile che il settore rimanga in cattive condizioni nel breve termine, poiché il governo si sta concentrando maggiormente sulla riduzione della leva finanziaria del mercato immobiliare. Questo è un aspetto importante da considerare quando si analizza il mercato dei metalli.

Le ripercussioni della crisi energetica europea

La crisi energetica europea sta avendo diverse ripercussioni. Attualmente sta minacciando la crescita economica della regione, il che potrebbe avere un impatto sull’attività economica e quindi sul consumo di metalli. Ma l’impennata dei prezzi dell’energia, soprattutto del gas, sta anche limitando la produzione di metalli raffinati. Glencore* (alla fine dello scorso anno) e Nyrstar* (molto recentemente) hanno deciso di chiudere parte della loro capacità di raffinazione dello zinco a causa dei costi troppo elevati.

Per il momento, il mercato prende atto soprattutto degli effetti negativi sulla crescita piuttosto che delle conseguenze della chiusura delle fonderie. Eppure queste decisioni hanno un grande significato strutturale, poiché gli impianti chiusi rimarranno tali almeno per diversi mesi, qualunque cosa accada.

L’impatto della crisi Ucraina

La crisi ucraina si trascina. Finora il conflitto ha avuto un impatto limitato sulle forniture di metalli, ma se dovesse peggiorare l’Europa potrebbe essere costretta a limitare le importazioni di tali prodotti dalla Russia. Si noti che la Russia è un importante produttore di alluminio, nichel, platino e palladio. – Nonostante le attuali preoccupazioni, le scorte di metalli rimangono basse e le strutture dei prezzi a termine suggeriscono ancora che le forniture saranno sotto pressione nei prossimi mesi. Inoltre, gli interessi aperti su alcuni metalli sono attualmente a livelli storicamente molto difensivi. Il potenziale di ribasso sembra quindi essere minimo.

In breve, la visibilità sul mercato dei metalli è molto limitata nel breve termine, ma non possiamo escludere un ulteriore calo dei prezzi dei metalli, soprattutto in considerazione del clima da falco adottato dalla Fed in occasione del simposio di Jackson Hole, che si terrà dal 25 al 27 agosto. Le problematiche a lungo termine, tuttavia, non sono affatto risolte e potrebbero addirittura peggiorare a causa della chiusura delle capacità produttive di metallo.

Tra old economy e domanda “verde”

Questa nuova tendenza della domanda “verde” non è uno scenario ipotetico per il futuro, ma è già in corso. In Cina, ad esempio, la crescita della domanda di energie verdi (veicoli elettrici, energie rinnovabili e reti) dall’inizio dell’anno ha più che compensato il deficit di consumo creato dal rallentamento del settore immobiliare del Paese.

Per il momento, il mercato si concentra sul declino della “old economy” e non prende atto di questa nuova forma di domanda che sta emergendo. Le decisioni di politica monetaria potrebbero quindi continuare a pesare sui prezzi nel breve periodo.

Nel medio termine, tuttavia, riteniamo che il potenziale di rialzo del mercato rimanga intatto e che venga addirittura rafforzato dalle chiusure innescate dall’attuale crisi energetica.