Oggi ospitiamo l’analisi di Andrea Scauri, gestore azionario Italia di Lemanik Asset management, società lussemburghese per la gestione del risparmio, con sedi a Lussemburgo, Dublino, Milano e Hong Kong.

Il posizionamento molto cauto degli investitori, le valutazioni di mercato che stanno già scontando un marcato rallentamento dell’economia e la convinzione che le banche centrali non vogliano innescare una recessione e siano quindi pronte a intervenire nuovamente per limitare i rialzi dei tassi, se la situazione lo richiede, ci portano a confermare la view costruttiva sull’equity” spiega Andrea Scauri.

Andrea Scauri – Fonte: Lemanik

I mercati azionari globali hanno registrato una performance relativamente buona a luglio, soprattutto grazie all’idea diffusa che l’inflazione abbia raggiunto il suo picco a giugno, alle minori aspettative sul ritmo dei rialzi dei tassi da parte della Fed e a un posizionamento e a un sentiment già molto cauti, sebbene in un contesto di bassi volumi. Inoltre, il mercato europeo ha probabilmente iniziato a prevedere che lo scenario peggiore di un’interruzione completa delle forniture di gas dalla Russia possa essere evitato.

La volatilità dei mercati è diminuita e le principali materie prime hanno seguito lo stesso trend, gas a parte. Per quanto riguarda i tassi di interesse, il rendimento del decennale statunitense è sceso di 30 pb al 2,7%, mentre le aspettative di inflazione sono aumentate, portando a un calo dei tassi reali statunitensi allo 0,2% dallo 0,67% del mese scorso. In Europa, il rendimento del bund tedesco è sceso di 43 pb, attestandosi ora allo 0,90%, mentre l’incertezza politica in Italia, dopo le dimissioni del premier Mario Draghi, ha portato a un allargamento dello spread BTP/Bund, con il rendimento del decennale italiano costante al 3,25%.

Per la seconda volta consecutiva, la Fed ha alzato i tassi di interesse di 75 pb, portandoli al 2,25-2,5% (dall’1,5-1,75%), avvicinandoli al loro livello “neutrale” e ha avvertito che sarà necessaria una nuova stretta. La Bce ha invece aumentato i tassi di interesse di riferimento di 50 pb, più della guidance di 25 pb prevista a giugno.

“Riteniamo che la fine dei tassi di interesse negativi nell’UE sosterrà la redditività del settore bancario”, sottolinea Scauri.

In Italia, l’incertezza politica si è diffusa dopo le dimissioni del Primo Ministro Mario Draghi, con le elezioni previste per il 25 settembre. Le principali conseguenze sul mercato sono un nuovo allargamento dello spread a causa dell’incertezza politica (anche se è probabile che la Bce agisca per limitare questo allargamento), un aumento del rischio nell’attuazione dei progetti del Pnrr (raggiungendo le tappe fondamentali alla fine del 2022, l’Italia probabilmente otterrà 19 miliardi di euro di fondi Ue in più – pari all’1% del Pil – mentre nel 2023 riceverà 34 miliardi di euro, ossia il 2% del Pil) anche in virtù del fatto che l’Italia non ha ancora raggiunto il suo obiettivo (pari al 2% del Pil) anche come possibile conseguenza di un’importante battuta d’arresto in alcune riforme, nonché di ritardi in questioni politiche fondamentali.

Nonostante questo, è probabile che l’Italia sarà in grado di negoziare a livello europeo una proroga delle scadenze e che qualsiasi futura coalizione di governo sarà interessata a portare avanti i progetti e le riforme del Piano di rilancio.

In questo scenario, che rimane fragile e incerto, abbiamo assunto un atteggiamento più aggressivo da metà luglio in poi, ricostruendo le posizioni su nomi ciclici che presentano valutazioni che scontano già i timori di recessione”, continua Scauri. “Siamo usciti quasi completamente da Atlantia, che era considerata un proxy di liquidità con un rendimento del 2% da qui a ottobre, per avere la potenza di fuoco di concentrarci nuovamente sui nomi ciclici. Tra questi Asml e Orpea, grazie agli ottimi risultati che hanno dissipato le preoccupazioni sulla sostenibilità del core business, banche (Deutsche Bank e Commerzbank, viste le valutazioni depresse). Abbiamo preso poi posizione su Atos, con il recente rifinanziamento annunciato con i risultati del primo semestre che ha dissipato i timori di un aumento di capitale. Infine le società a piccola/media capitalizzazione rimangono una buona parte del portafoglio”.


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