i CEO italiani – più dei top manager degli altri Paesi presi in considerazione dall’indagine – dimostrano consapevolezza delle sfide da affrontare, inclusa quella legata all’Intelligenza Artificiale, e stanno rispondendo indirizzando le risorse aziendali verso investimenti che coniughino le esigenze di breve periodo con le trasformazioni strutturali dei propri modelli operativi e di business. Infatti, il 48% dei top manager intervistati si dichiara più ottimista rispetto a quanto rilevato a inizio anno riguardo alla performance della propria azienda nei prossimi 12 mesi.

È quanto emerge dall’EY CEO Outlook Pulse che ha registrato le opinioni di oltre 1200 CEO in tutto il mondo (dei quali 50 in Italia) sulle prospettive, sfide e opportunità delle aziende italiane e internazionali.

Fonte: sito EY

I CEO vedono chiaramente le enormi opportunità derivanti dall’applicazione dell’Intelligenza Artificiale (IA)

Il 70% degli intervistati in Italia (65% a livello global) ne riconosce il potenziale per migliorare la produttività, promuovere l’efficienza aziendale e creare quindi risultati positivi per la società (ad esempio le innovazioni nei trattamenti sanitari). La medesima percentuale (il 70% a livello Italia contro il 66% degli intervistati a livello globale) è d’accordo che l’impatto dell’IA sulla forza lavoro sarà controbilanciato dai nuovi ruoli e dalle nuove opportunità di carriera creati dalla tecnologia, respingendo i timori che l’IA possa avere un impatto negativo sull’occupazione.

Allo stesso tempo, i CEO sono preoccupati da eventuali conseguenze indesiderate dell’IA : i due terzi dei CEO italiani (66%) affermano che è necessario più lavoro per affrontare i rischi inerenti al nuovo futuro alimentato dall’IA, dagli attacchi informatici alla disinformazione e ai deepfake. Infine, il 74% ritiene che non si stia facendo abbastanza per gestire le conseguenze negative, sociali ed etiche, sia per la comunità imprenditoriale sia per la società in generale.

Nonostante questi timori, i CEO – e in particolar modo quelli italiani – stanno elaborando strategie di investimento per massimizzare i vantaggi attuali e futuri che l’IA può apportare al loro business e l’allocazione del capitale si sta focalizzando su queste nuove tecnologie. Il 64% dei CEO italiani (contro il 43% a livello globale) ha già mostrato consapevolezza sulla necessità di integrare l’IA nella loro offerta di prodotti e servizi, investendo attivamente – principalmente attraverso strategie organiche di sviluppo interno – nell’innovazione guidata dall’IA.

Un ambito di applicazione che desta importanti aspettative è quello dello sviluppo di nuovi farmaci. Ne parla in questo intervento Brice Prunas, gestore Global thematic Equity, ODDO BHF AM.

L’Intelligenza Artificiale sta acquisendo un ruolo sempre più determinante nell’ambito delle Scienze della Vita, in particolare nello sviluppo di nuovi farmaci. Questa straordinaria svolta è stata resa possibile dalla convergenza di Tecnologia e Biotecnologia, verso tre ambiti.

  • 1) Tecniche sperimentali in laboratorio: ad esempio, il sequenziamento dei geni presenti nelle cellule.
  • 2) Analisi dei dati relativi al corpo umano: ad esempio, la struttura delle proteine o l’ingegneria molecolare.
  • 3) Tecniche e meccanismi di analisi: ciò comporta in particolare lo sfruttamento dell’immensa quantità di dati relativi ai due punti precedenti, che sono (o saranno) disponibili come dati di pubblico dominio. Va notato che il principale vantaggio dell’intelligenza artificiale è la sua capacità di analizzare grandi quantità di dati eterogenei e non strutturati (provenienti da fonti diverse) per individuare correlazioni. L’industria farmaceutica è ricca di dati di questo tipo: basti pensare ai risultati dei numerosi test ed esami clinici effettuati da un’ampia varietà di organizzazioni (aziende farmaceutiche, ospedali, laboratori, ecc.) su un gran numero di pazienti con composizioni e dosaggi di farmaci diversi.

Questa convergenza Tech-Biotech sta aprendo la strada alla medicina di precisione. Ciò sta già avvenendo nel campo dell’oncologia, e nel prossimo futuro si estenderà alle malattie autoimmuni, come il lupus. La medicina di precisione si basa sull’analisi di queste grandi quantità di dati per comprendere meglio e isolare i vari determinanti molecolari e proteici di una specifica malattia.

I trend che determineranno vincitori e perdenti nello sviluppo di nuovi farmaci

Negli anni ’90, il mercato dei motori di ricerca su Internet è stato inizialmente caratterizzato da una forte concorrenza (in particolare tra Google, MSN, Netscape e Yahoo), prima di arrivare al monopolio virtuale di Google. A nostro avviso, l’Intelligenza Artificiale dovrebbe contribuire a determinare un’evoluzione simile nel campo dei farmaci.

Nell’attuale fase preliminare, diversi tipi di operatori sono in competizione per questo enorme mercato, e a nostro avviso, questa competizione potrebbe ancora una volta produrre pochi vincitori e molti perdenti. Per il momento, ecco come classificheremmo le forze attualmente in gioco:

a) Google: Il gruppo beneficia di un vantaggio da “first mover” che deriva dall’acquisizione di DeepMind nel Regno Unito nel 2014, in grado di prevedere la struttura delle proteine sulla base delle loro sequenze di amminoacidi. Il lancio nel 2017 dello studio “Baseline”, che prevede il reclutamento e il monitoraggio di una coorte di 10.000 volontari per i quali un’intelligenza artificiale raccoglie tutte le informazioni genetiche, mediche e comportamentali, con l’obiettivo di individuare precocemente eventuali patologie che potrebbero colpirli.

b) Le 10 più grandi aziende farmaceutiche del mondo: Queste dieci “major” hanno tutte effettuato acquisizioni strategiche di piccole start-up di intelligenza artificiale. Queste “pepite digitali” sono state innestate nei processi interni di R&S delle major, costruiti per decenni su base “analogica”. Di conseguenza, non sorprende che – viste le grandi differenze culturali e operative – l’integrazione di queste acquisizioni non abbia sempre portato allo stesso livello di successo.

c) Le 10 maggiori aziende biofarmaceutiche statunitensi: Player come Amgen, Regeneron e Vertex Pharmaceuticals (per citare solo i più avanzati tra i primi 10) hanno compreso i vantaggi dell’innovazione basata sulla convergenza tra tecnologia (cioè Intelligenza Artificiale) e biotecnologia. Amgen, ad esempio, ha lanciato il suo programma BioNext, che utilizza l’IA generativa per sviluppare anticorpi più mirati (da un universo di oltre 100.000 anticorpi), più che dimezzando i tempi di sviluppo dei nuovi farmaci corrispondenti. d) Aziende create specificamente per sviluppare farmaci utilizzando l’Intelligenza Artificiale: tra gli esempi, Benevolent AI in Europa, e Recursion, Relay e Schrodinger negli Stati Uniti.


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