Avere o usare: il dilemma della società consumistica che riguarda la mobilità condivisa sembra aver virato, negli ultimi anni, verso la seconda opzione. Un tema che rientra tra i megatrend demografici.

Società come Airbnb, Uber, Lyft si sono imposte e hanno prosperato, almeno fino all’inizio della pandemia. Inutile, ad esempio, avere un autoveicolo che per 22 ore al giorno rimane parcheggiato in garage oppure in strada (quindi a rischio multa, furto, danneggiamento). Meglio averne uno a disposizione ovunque si vada…

Mobilità condivisa

Del resto, la mobilità condivisa ha già messo sotto pressione i produttori di automobili e le tradizionali società di noleggio. Il colosso dell’autonoleggio Hertz, fondato nel 1918, per questi motivi e per l’impatto del Covid19, a maggio 2020 ha chiesto il cosiddetto “Chapter 11”. Una procedura prevista dal diritto statunitense che ha l’obiettivo di garantire la continuità aziendale. Una specie di concordato preventivo.

Stessa cosa per le biciclette che in molte città hanno fatto la loro comparsa attraverso società sponsor, oppure, più di recente, i monopattini.

Si tratta di un trend che coinvolge altri settori ovviamente (ad esempio gli appartamenti di Airbnb), ma che nel settore dei trasporti trova la sua massima espressione. Come già indicato da Jeremy Rifkin nel suo libro recensito di recente.

Car sharing e ride hailing

Accanto ai servizi di car sharing si devono aggiungere le piattaforme di ride hailing peer-to-peer come HyreCar (HYRE) che negli Stati Uniti permette a qualsiasi proprietario di affittare il suo veicolo a chiunque ne abbia bisogno.

Insomma, un effetto domino che ha molte sfaccettature e coinvolge varie aree di business. In primo luogo coinvolge le case automobilistiche: le auto a guida elettrica spopolano nel car sharing (anche per la possibilità di accedere alle zone a traffico limitato delle grandi città).

In futuro un simile andamento lo avranno le auto a guida autonoma, con i proprietari di veicoli autonomi Level 5 che cercheranno di monetizzare l’investimento in un mezzo che può circolare 24 ore al giorno fermandosi solo per ricaricare la batteria o fare il pieno di benzina.

Noleggio e assicurazioni

Ma un impatto notevole vi sarà anche nel noleggio auto a lungo termine e nel comparto assicurativo.

Molte società si stanno già muovendo in questo senso, e non solo negli Stati Uniti. Ad esempio Aon: il primo gruppo nel mondo nell’intermediazione assicurativa e riassicurativa, in Italia, ha lanciato Flee, una nuova idea di servizi per la mobilità smart.

Con il supporto tecnologico di Hnrg (Altea Federation) ha ideato infatti pacchetti assicurativi completi e a consumo e un noleggio auto a lungo termine a consumo (pay-per-use).

L’introduzione dei veicoli a guida autonoma porterà poi a una rimodulazione delle polizze auto. La National Highway Traffic Safety Administration statunitense ha stimato che con la guida autonoma la percentuale di sinistrosità potrebbe crollare del 90%. I premi delle polizze RC che assicurano i veicoli autonomi dovrebbero allora, a loro volta, scendere dell’80% rispetto ai premi tradizionali. Avere o usare quindi? La mobilità condivisa vira verso questa seconda soluzione alla luce dei diersi costi. Senza contare che la sempre maggiore condivisione dei veicoli rispetto all’acquisto di proprietà obbligherà le società assicurative a ridefinire il “soggetto” della polizza RC auto dal guidatore all’operatore dei veicoli condivisi.

Di Massimiliano Malandra

Co-founder di questo sito. Analista fondamentale e quantitativo, socio Aiaf e giornalista professionista dal 2002. Esperto di approccio risk parity. Autore di vari libri.