Il 2023 è stato un anno decisamente positivo per i mercati azionari (e il Ftse Mib in particolare). Sarà quindi difficile riuscire a ripetere quanto fatto l’anno scorso, ma ci riproviamo. Infatti è già ora di concentrarsi sull’anno appena iniziato e di conseguenza sui nuovi portafogli dei “Cani”: ecco quindi dei Cani del Ftse Mib i portafogli del 2024.

Uno sguardo ai Cani del 2023

Alla fine di un anno cominciato nello scetticismo (banche centrali, crisi banche Usa, ecc.) e terminato nell’euforia, i portafogli dei Cani del Ftse Mib sono riusciti a confermarsi come un ottimo strumento. E il 2023 è così stato un altro anno di sovraperformance per i Cani del Ftse Mib. Il bilancio dell’anno infatti è decisamente interessante. Ma iniziamo dal benchmark: il Ftse Mib ha messo a segno un +28%.

I portafogli dei Cani sono però riusciti a sovraperformare, sia grazie ai dividendi staccati nei 12 mesi sia con la strategia di stock picking. I risultati dettagliati li abbiamo riassunti qui. In breve, quello “10 dogs” si attesta al +33,67%, grazie a Stellantis (+70%), A2A (+56%) ed Enel (+41%). Leggermente indietro il portafoglio “5 dogs” (+34,4%), mentre quello cosiddetto “PPP”, composto solo da Intesa Sanpaolo, segna un +38,2%.

Il Portafoglio “Cani del Ftse Mib” è una classica strategia “lazy” azionaria. Ne abbiamo parlato nel nuovo libro “Lazy Portfolio” (ed. Hoepli) che potete trovare nelle migliori librerie, oppure qui su Amazon.

Costruire i portafogli per il 2024

Prima di concentrarsi sui titoli per quest’anno, rispolveriamo velocemente la metodologia di selezione, ideata e pubblicizzata dal guru americano Michael O’Higgins.

Si selezionano i 10 titoli con il rendimento del dividendo più elevato, con l’obiettivo di avere un portafoglio in grado di battere il paniere di riferimento (il Dow Jones Industrial negli Usa e il Ftse Mib in Italia). I portafogli che otteniamo, in realtà, con questi 10 titoli, sono tre. Il primo, quello dei “10 dogs” comprende appunto i 10 titoli con il dividend yield maggiore scelti tra i 40 del Ftse Mib.

Ma perché prendere i dividendi e non ad esempio gli utili? Perché, spiega O’Higgins, i profitti sono variabili, i dividendi in genere molto più stabili.

Ordinando quindi i 10 titoli per prezzo crescente e prendendo i primi cinque (quelli cioè con il prezzo inferiore) si ottiene il secondo portafoglio “5 dogs”. Alla base del metodo è il fatto che un incremento (in assoluto) del prezzo ha un impatto percentuale maggiore su un titolo con un prezzo basso che su uno con una quotazione più elevata. I due portafogli sono tutti equipesati, ovvero su ogni titolo si investe il medesimo ammontare assoluto: per convenzione 10mila euro, in modo da avere un portafoglio da 100mila euro complessivi (per il “10 dogs”) e 50mila euro (per il “5 dogs”).

Il terzo e ultimo portafoglio, detto “PPP” è composto infine da un solo titolo: il secondo dell’ordinamento (dal prezzo più basso a quello più alto). Si tratta solo di una anomalia statistica scoperta da O’Higgins ma valida anche sul mercato italiano: in genere – ma ovviamente non è una certezza – è un titolo che sovraperforma il mercato.

I Cani del 2024

Dopo questo excursus, eccoci finalmente ai nostri portafogli. Ecco quindi il portafoglio dei Cani del Ftse Mib 2023. I 10 titoli sono ordinati per quotazione crescente (prezzo di chiusura del 30 dicembre 2022); i primi cinque titoli (area in grigio) costituiscono quindi il secondo portafoglio (quello dei “5 dogs”), il secondo titolo (in azzurro nella tabella) quest’anno è Unipol e costituisce il terzo portafoglio, quello cosiddetto “PPP”.

Come si può rilevare nel dettaglio qui sotto, alcuni titoli del precedente portafoglio sono presenti anche quest’anno: ad esempio Banca Mediolanum, Enel, Generali, Intesa, Mediobanca, Poste, Stellantis, Unipol.

Considerazioni conclusive

Il portafoglio dei Cani del Ftse Mib si è molto spesso ben comportato, superando in molti casi il benchmark. I nuovi panieri saranno monitorati e commentati sul sito a cadenza regolare. Come per gli anni scorsi, possono rappresentare un utile benchmark “no megatrend”. Di per sé, infatti, il Ftse Mib è già povero di titoli che potrebbero rientrare nei megatrend dei prossimi anni (ad esempio: Amplifon, Diasorin, Inwit, Moncler, Nexi, Recordati) ma queste selezioni in particolare lo sono ancora di più, dato che, ancora una volta, nessuno dei titoli citati rientra nei portafogli.

Di Massimiliano Malandra

Co-founder di questo sito. Analista fondamentale e quantitativo, socio Aiaf e giornalista professionista dal 2002. Esperto di approccio risk parity. Autore di vari libri.