La Pet economy, cioè il comparto che riguarda cibo e accessori per gli animali da compagnia continua a crescere e potrebbe arrivare a valere oltre 200 miliardi di dollari nel 2025. Ecco come investire sulla Pet economy, che anche nel nostro Paese sta decollando. Una tematica che si rifà ai trend demografici.

Il mercato italiano dei prodotti per l’alimentazione dei cani e gatti ha sviluppato infatti un giro d’affari di oltre 2,4 miliardi di euro tra giugno 2020 e giugno 2021. Con un +8% rispetto ai 12 mesi precedenti. Lo rivela la XIV° edizione del Rapporto annuale Assalco – Zoomark (il report sarà presentato il prossimo 10 novembe).

La parte del leone la fanno le principali piattaforme distributive (Grocery, Petshop Tradizionali, Catene Petshop) che hanno sviluppato un giro d’affari pari a 2.338,7 milioni di euro e mostrano un trend positivo del +6,4%.

Cani e gatti al top

L’alimentazione di gatti e cani continua a essere la componente più rilevante del mercato italiano del pet food. Il canale Grocery assorbe il 56,5% del fatturato complessivo, ovvero 1.373 milioni di euro, e il 75,9% dei volumi, ovvero 503.835 tonnellate. IRI Information Resources (che ha elaborato i dati) ha riscontrato un incremento del fatturato pari al 6,2% e dei volumi pari al 4,5%. Seguono i Petshop Tradizionali, che sviluppano il 14,2% dei volumi (corrispondenti a circa 93.953 tonnellate), ma generano il 26,9% del valore (653,6 milioni di euro di fatturato), e le Catene Petshop, che rappresentano il 7% dei volumi e il 12,8% del valore, per un totale di 46,7 tonnellate e 312 milioni di euro, con una dinamica di crescita particolarmente interessante (+19,7% a valore e +13,8% a volume rispetto all’anno precedente).

L’emergenza sanitaria ha fatto osservare una forte accelerazione dell’e-commerce, analogamente a quanto accaduto negli altri segmenti del largo consumo.

Cibo ma non solo

L’aumento della popolazione degli animali d’affezione e il maggior tempo trascorso durante la pandemia hanno sostenuto la crescita dei prodotti per l’igiene, i giochi e gli accessori. Le rilevazioni IRI presso la Grande Distribuzione Organizzata hanno confermato un giro d’affari di 75 milioni di euro, in crescita del 4,1% rispetto al periodo precedente.

I segmenti più dinamici sono stati i prodotti per l’igiene (tappetini assorbenti igienici, salviette, shampoo, spazzole, deodoranti, ecc.), in crescita del 7,1%, e i giochi, con un incremento in valore del 14,6%. Le lettiere per gatto, rilevate separatamente, hanno sviluppato nello stesso canale un fatturato di oltre 78 milioni di euro, in aumento del 4,6% a valore.

Un mercato globale

Il mercato globale del pet food vale in realtà parecchie decine di miliardi di dollari. Le prime due società del settore (Mars Petcare e Purina), da sole, fatturano oltre 33 miliardi di dollari. Ma anche le italiane sono ben presenti. L’annuale classifica di PetB2B (qui) ne riscontra quattro tra i primi 50 player del settore (Monge, Farmina, Agras e Morando).

E che l’interesse su questo settore non sia di pochi appassionati lo evidenziano le operazioni avvenute quest’anno.  Ad agosto l’opa sulla tedesca Zooplus, società di e-commerce di cibo e accessori per animali domestici fondata nel 1999 e ora presente in oltre 30 Paesi nel mondo. L’offerta dei fondi di investimento ha valutato Zooplus circa 3 miliardi di euro a fronte di un fatturato 2020 di 1,8 miliardi (+18% sul 2019) e di 19 milioni di utile netto.

Precedentemente, a maggio, era avvenuto il passaggio fra private equity, da Permira a Cinven, del gruppo italiano Arcaplanet (fondato nel 1995) che nel 2020 ha realizzato 340 milioni di ricavi e 50 di margine operativo lordo.

Gli strumenti per operare sul settore

A disposizione degli investitori italiani vi è un fondo, Allianz Pet and Animal Wellbeing, che nel 2020 ha messo a segno un +28% e +22% circa nei primi 10 mesi del 2021.

Negli Stati Uniti, invece, è quotato il ProShares Pet Care ETF (ticker: PAWZ) che tuttavia è quotato solo a New York e non è armonizzato.

Di Massimiliano Malandra

Co-founder di questo sito. Analista fondamentale e quantitativo, socio Aiaf e giornalista professionista dal 2002. Esperto di approccio risk parity. Autore di vari libri.