La scorsa settimana ci ha lasciati Daniel Kahneman. Lo psicologo che aveva vinto (nel 2002) il Premio Nobel per l’economia per i suoi studi – insieme all’amico Amos Tversky – sull’economia comportamentale. La loro “teoria del prospetto” si configura così come alternativa alla teoria neoclassica dell’utilità. L’esempio citato in mille occasioni nei corsi, secondo cui una perdita di 100 euro viene compensata solo da una vincita di 250 euro, è il risultato degli studi e dei test portati avanti dai due psicologi. Se volete leggere un ritratto di Kahneman, che aveva appena compiuto i 90 anni, lo trovate qui (Corriere della Sera)

Kahneman è autore di un libro che è una pietra miliare della finanza comportamentale. Con “Pensieri lenti e veloci” (Mondadori, 2011), si addentra nei meandri della nostra mente alla ricerca delle trappole cognitive, che hanno sempre la meglio sulla nostra razionalità. La nostra mente è un coacervo di pensieri, emozioni e reazioni che si sono stratificati nel corso di migliaia di anni.

La lettura di questo libro ci porta a indagare nella nostra mente, ma soprattutto ci racconta cosa succede ai nostri pensieri quando siamo di fronte a un problema o a una semplice affermazione. E quali sono le prime reazioni cui dobbiamo porre attenzione e cercare di frenare. Perché non è sempre vero che la prima risposta che il nostro cervello ci mette a disposizione è quella giusta. Specie nel campo degli investimenti.

Si tratta di un libro fondamentale sia per un “addetto ai lavori” sia per un semplice investitore, che così potrà capire in prima persona gli errori cui potrà essere soggetto e come porvi rimedio oppure, ancora meglio, evitarli.

Certo, per gli interessanti argomenti trattati non si tratta di un libro facile, anche se la lettura corre via veloce, ma sono i temi che meritano riflessione, una pagina dopo l’altra: ancoraggi, scienza della probabilità (impatto dei media sui nostri pensieri), avversione al rischio, effetti della diversa formulazione di una frase, costi irrecuperabili, ecc.

Nel 2021 Kahneman, in compagnia del professor Olivier Sibony, Professore di strategia aziendale e del giurista Cass Sunstein, si spinge ancora più avanti. Edito da Utet, Rumore: Un difetto del ragionamento umano si spinge ancora più avanti. La tesi dei tre autori è sostanzialmente questa: non solo l’uomo reagisce (in modo analoghi) in basi a dati istinti (bias comportamentali), ma è anche soggetto al “rumore” di fondo (il “noise” anglosassone) dell’ambiente in cui opera in quel momento, che ne distorce e modifica le capacità cognitive e decisionali.

Gli esempi portati sono molti. Medici che danno diagnosi opposte guardando le stesse analisi a ore diverse del giorno (in una percentuale tra il 63% e il 92%), manager che prendono decisioni contrastanti sulla base degli stessi input a seconda del contesto, giudici che sentenziano in modo diverso a seconda del brusio di fondo dell’aula…

Insomma, non solo non siamo più sicuri di nulla, ma ormai sembriamo in balìa (è proprio il caso di dirlo) di un refolo d’aria. A tutte queste pressioni esterne si può rispondere in vari modi per cercare di rendere meno ballerine le decisioni – appuntarsi le proprie idee prima di un meeting, per esempio, oppure utilizzare algoritmi quantitativi in grado di supportare i giudizi qualitativi – ma una cosa è certa. Che si sia d’accordo o meno con Kahneman, il mondo in cui viviamo, una volta letto il libro, non ci apparirà più lo stesso, né in mezzo al bosco né in una piazza affollata.

Qui sotto è possibile leggere un estratto di entrambi i libri.

Videocorso di Finanza Comportamentale

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copertina del corso di finanza comportamentale

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Qui l’indice dei contenuti.

Di Massimiliano Malandra

Co-founder di questo sito. Analista fondamentale e quantitativo, socio Aiaf e giornalista professionista dal 2002. Esperto di approccio risk parity. Autore di vari libri.