Introduzione

Dell’India se ne parla poco sia sui media generalisti sia sui media dedicati a finanza e investimenti. Eppure questo grande Paese è da decenni leader mondiale nella produzione e fornitura di servizi informatici e di consulenza aziendale e tecnologica, tanto che la città di Bangalore è cresciuta grazie a gigantesche aziende informatiche.

Oggi, inoltre, nel contesto della Nuova Via della Seta (Belt & Road Initiative) e della crescita vorticosa dell’area Indo-Pacifico del mondo proietta l’India e la sua economia fatta da 1,4 miliardi di persone in un ruolo di primo piano sia di tipo geopolitico sia economico.

Demografia del mondo – Fonte: PopulationPyramid.net

Ne abbiamo scritto anche a maggio, in occasione della presentazione dell’ultimo rapporto del Fondo Monetario Internazionale sulla crescita dell’Asia (a questo link). Qui sotto trovate una delle grafiche presentate.

Cerchiamo allora di capirne di più con questa interessante analisi macroeconomica e dei mercati finanziari proposta da Sandeep Rao, Head of Research di Leverage Shares.

Macro Trend

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha stimato che il PIL dell’economia indiana in termini reali registrerà un tasso di crescita superiore a quello della maggior parte dei Paesi emergenti e in via di sviluppo dell’Asia e a quello di tutti i Paesi avanzati dell’Asia almeno nel corso di quest’anno e del prossimo.

Si prevede che l’India crescerà del 5,9% nell’anno fiscale 2023-24 e di un tasso medio del 6,1% nei prossimi cinque anni.

Fonte: IMF

Il pensiero di Morgan Stanley sull’India

Nel maggio di quest’anno, l’India Desk di Morgan Stanley ha evidenziato dieci fattori che hanno favorito la crescita. Il principale di questi è rappresentato dalle “Riforme politiche sul lato dell’offerta” con due componenti:

  • 1. L’aliquota d’imposta sulle società, già competitiva rispetto a quasi tutte le economie avanzate dell’Asia e alla maggior parte di quelle in via di sviluppo sempre nell’area asiatica, che dovrebbe essere ulteriormente liberalizzata per le aziende che iniziano a produrre prima del 2024.
  • 2. I progressi nel completamento delle infrastrutture che sono stati ai massimi storici negli ultimi otto anni.

Altri fattori includono il fatto che le aziende indiane sono ai minimi da 12 anni per quanto riguarda i livelli di credito deteriorato (con il debito delle imprese che dovrebbe scendere dal 62% del 2014 al 50% del PIL entro la fine dell’anno in corso), la digitalizzazione della spesa sociale che facilita i trasferimenti ai beneficiari riducendo al contempo gli sprechi e le perdite dovute alle frodi, l’orientamento flessibile dell’inflazione dal 2014 che ha di fatto disaccoppiato il ciclo di rialzo dei tassi della Federal Reserve da quello della Reserve Bank of India (RBI), e il forte sentiment delle aziende multinazionali che ha portato a un aumento della quota delle esportazioni.

Morgan Stanley continua affermando che il decennio a venire dell’India assomiglierà a quello della Cina durante i cinque anni intorno alla crisi finanziaria globale (GFC), con differenziali di PIL e produttività fortemente a favore dell’India.

A differenza della storia di crescita della Cina – che è stata in gran parte alimentata dai benefici delle esportazioni che hanno avuto un’azione trainante sui consumi interni – le esportazioni manifatturiere dell’India sembrano essere guidate dall’aumento dei consumi interni, che si stima avranno un tasso di crescita annuale composto (CAGR) di quasi il 9,2% nel prossimo decennio. Parallelamente, la crescita del credito dovrebbe avere un CAGR del 17% nel prossimo decennio.

Nel complesso, Morgan Stanley prevede che la “Nuova India” rappresenterà un quinto della crescita globale per il resto del decennio.

Una delle ragioni principali – e spesso citate – della percezione ribassista della crescita economica indiana è stata l’enorme rete di regolamenti originariamente istituiti quando l’India post indipendenza è stata concepita come un’economia semi-pianificata, con ulteriori regolamenti messi in atto per far rispettare i primi. All’inizio di quest’anno, il governo indiano ha eliminato ben 39.000 punti di conformità normativa e 3.400 disposizioni legali per promuovere e facilitare la libertà d’impresa. Alla fine del 2021 ne aveva eliminati 22.000.

Sebbene le prospettive macro generali delle grandi istituzioni siano fortemente positive, S&P Global Intelligence ha evidenziato un ostacolo chiave che desta preoccupazione: le infrastrutture. Nonostante gli ingenti investimenti infrastrutturali dell’India (circa il 35% del PIL), il governo stima che siano necessari 1.500 miliardi di dollari di investimenti infrastrutturali nel prossimo decennio. Le infrastrutture obsolete, soprattutto quelle elettriche e di trasporto, sono presenti in tutto il Paese e sono oggetto di ingenti spese di aggiornamento.

Trend del mercato azionario

Nelle ultime settimane, la capitalizzazione totale del mercato azionario indiano ha superato più volte e facilmente i massimi storici.

Indice Sensex in valuta locale con grafici a candele trimestrali e settimanali – Fonte: Andrea Forni, Report mensile di analisi intermarket – elaborazione con Tradingview.com

L’aspetto interessante è il rapporto stretto tra il valore del mercato e il PIL totale, sia con che senza considerare gli asset della banca centrale, nell’ultimo decennio e in quello attuale.

In termini di performance dei prezzi, la disciplina del mercato è evidente.

Il rapporto Price to Book (PB) per tutti e tre gli indici è stato di 3-5X quest’anno, rispetto ai quasi 10-11X del Nasdaq-100 e ai 3-4X dell’S&P 500.

Probabilmente, l’aspetto più sorprendente del mercato azionario indiano è stata la disciplina del rapporto prezzo/utili (PE). Il benchmark NIFTY 50 è rimasto per lo più nell’intervallo 20-26X per la maggior parte del secolo in corso.

Foto di copertina di Sohel Patel: https://www.pexels.com/it-it/foto/banconota-da-50-rupie-indiane-68912/


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