Di transizione energetica ed energie rinnovabili si fa un gran parlare. Ma qual è lo stato dell’arte? E in quale situazione siamo? Ospitiamo di seguito, su queste tematiche, un contributo di Leonardo Riolo, Research Analyst di MainStreet Partners.

In un discorso pronunciato di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a New York, l’ex premier italiano Mario Draghi ha dichiarato che “l’Italia ha reagito con tempestività per diversificare le fonti di approvvigionamento di gas, per accelerare lo sviluppo dell’energia rinnovabile. A oggi – ha proseguito Draghi – abbiamo dimezzato la nostra dipendenza dal gas russo e contiamo di diventarne completamente indipendenti dal 2024”.

Effettivamente, le fonti di energia rinnovabili convenzionali (fotovoltaico, eolico, e idrico) bastano all’Italia per fare a meno delle fonti fossili provenienti dalla Russia. Ma non per raggiungere la totale indipendenza energetica del Paese.

Fonti energetiche, qual è la situazione attuale in Italia

La situazione italiana fornisce una fotografia complessa. Il Paese, infatti, secondo il recente rapporto stilato dal think tank The European House Ambrosetti assieme ad A2A, è al secondo posto in Europa per (potenziale) disponibilità di energie rinnovabili, che nel 2021 hanno soddisfatto circa un quinto del fabbisogno energetico. Allo stesso tempo però, l’Italia si trova solo al 23esimo posto per autonomia energetica: lo scorso anno, prima dell’avvio del conflitto in Ucraina, l’Italia evidenziava una dipendenza energetica al 78%, fra le più alte nell’Unione Europea, dove la media è al 60,5%.

I dati evidenziano tuttavia che il problema della dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di energia non é stato del tutto trascurato: tra il 2000 e il 2019 l’autonomia energetica dell’Italia è aumentata del 9% (arrivando al 22,5%), soprattutto grazie alla crescita delle rinnovabili. Nello stesso arco temporale, Francia e Spagna hanno registrato un aumento di autonomia energetica, rispettivamente, del 3,7% e 1,8%. Questo trend in Italia è però rallentato drasticamente negli ultimi anni: in termini di eolico e fotovoltaico, si è passati dai 4,6 GW all’anno di nuova capacità installata dal 2008 al 2013, a 0,8 GW all’anno tra il 2013 e il 2020.

Se è vero che gli ultimi sforzi per ridurre la dipendenza da Mosca hanno prodotto importanti risultati (nei primi sette mesi del 2022 è stato importato il 38% in meno di gas russo rispetto allo stesso periodo del 2021 e la dipendenza dall’import russo di gas è passata dal 40 al 18%) è vero anche che questo risultato è stato in gran parte raggiunto con l’aumento delle importazioni da altri Paesi.

Piani attuali per la transizione e per una maggiore indipendenza energetica

La transizione verso fonti di energia più pulite e il raggiungimento di una maggiore autonomia dall’import estero sono un tema centrale in Europa, e ancor di più alla luce dell’urgenza della lotta contro il cambiamento climatico e le tensioni esplose con la Russia.

In questo quadro, assume una particolare rilevanza il pacchetto “Fit for 55” varato dall’UE nell’ambito del Green Deal Europeo, che punta a un target di riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 all’interno dell’Unione. Il Green Deal, a sua volta, prevede il raggiungimento della neutralità climatica (quindi zero emissioni nette) entro il 2050, e la ridefinizione di un contesto economico in cui la crescita sia dissociata dal consumo insostenibile di risorse. Obiettivi ambiziosi, per i quali l’Unione Europea ha deciso di destinare un terzo dei 1.800 miliardi di euro di investimenti previsti nell’ambito del piano per la ripresa di NextGenerationEU e risorse del bilancio settennale dell’UE.

Per perseguire anche obiettivi di una maggiore autonomia sul piano energetico, la Commissione Europea ha inoltre presentato il piano REPowerEU, finalizzato ad aumentare il risparmio energetico, adottare fonti di energia pulita e diversificare l’approvvigionamento energetico. Tra le misure a breve termine, il piano prevede acquisti congiunti di gas, GNL e idrogeno, partenariati, progetti sull’idrogeno, aumento della produzione di biometano e dello stoccaggio di gas, e piani di riduzione dei consumi. Nel medio termine, si punterà anche su decarbonizzazione industriale, miglioramento delle infrastrutture, un nuovo quadro normativo per l’idrogeno, e l’innalzamento dal 40% al 45% dell’obbiettivo 2030 sulla percentuale del fabbisogno energetico soddisfatto tramite fonti rinnovabili.

Di cosa ha bisogno lItalia per rendersi indipendente dal gas e petrolio russo e progredire verso lindipendenza energetica

Secondo il report già citato, l’Italia ha forti potenzialità di espansione del settore delle rinnovabili. Il Paese sarebbe in grado di aumentare in misura sostanziale la produzione di energia da solare fotovoltaico, con un incremento di  105,1 GW di solare (quasi cinque volte la capacità oggi installata) a quota 126,7 GW; sull’eolico, l’aumento potrebbe essere di 21,1 GW  (quasi due volte la capacità oggi installata), in parte grazie a repowering e revamping di impianti già esistenti, con il raggiungimento di 32 GW; sull’idroelettrico, con il revamping di impianti esistenti e sviluppo del mini-elettrico, si potrebbe registrare una crescita di 3,3 GW a quota 19,1 GW.

Gli investimenti necessari per sviluppare lintero potenziale sulle rinnovabili

Gli ambiziosi obiettivi descritti richiederanno il dispiegamento di ingenti risorse. Attenendosi alle stime dei costi di installazione elaborate dall’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (Irena), facendo riferimento solo ad eolico, solare e idroelettrico, per l’installazione dell’intero potenziale delle rinnovabili stimato dal rapporto di Ambrosetti sarebbero necessari circa 145 miliardi di euro.

L’ingente mole di risorse necessarie per promuovere la transizione green e l’indipendenza energetica hanno impresso un notevole slancio agli strumenti finanziari per perseguire progetti in questo ambito. Il 2021 è stato un anno record per il lancio di green bonds da parte di società italiane e finalizzati al finanziamento di progetti di sviluppo di infrastrutture di energie rinnovabili, con emissioni complessive pari a 18,3 miliardi di euro. Questa cifra rappresenta un significativo incremento rispetto alla media di 2 miliardi di euro di obbligazioni verdi emesse nel periodo 2018-2020. Tuttavia, le emissioni di questa tipologia di green bond hanno registrato una forte frenata nel 2022 (dati al 9 settembre 2022). Questi numeri si paragonano a medie più alte registrate nelle altre principali economie europee quali Spagna, Francia e Germania, come si evince dalla tabella successiva.

Valore nominale in euro delle emissioni di Green Bond per progetti di sviluppo delle rinnovabili

Paese, € milioniDa inizio anno 2022Totale emissioni dal 2014 a oggi
Italia2.95029.400
Spagna5.25036.480
Francia4.75050.954
Germania21.010107.310

Investire nella transizione energetica

Considerata l’importante posta in gioco – una produzione energetica più sostenibile e una minore dipendenza dall’import di energia – e le elevate risorse necessarie, la transizione diventa un’interessante opportunità di investimento. In questo contesto, può essere interessante monitorare sia gli operatori di settore maggiormente impegnati nello sviluppo delle rinnovabili, sia i player finanziari con una maggiore esposizione al settore.

Tra i maggiori sviluppatori di energie rinnovabili in Italia spiccano ERG ed Enel Green Power.

ERG è un operatore indipendente, con un business model “Wind&Solar”, che vanta la posizione di primo operatore di eolico e tra i primi cinque operatori di solare in Italia. 

Enel Green Power, ex monopolista dell’energia elettrica in Italia, vanta 54,6 GW di rinnovabili installate, di cui 14,2 GW in Italia, per un totale di 606 impianti tra idroelettrico, solare, eolico e geotermico.

Tra i fondi di investimento esposti alle rinnovabili, i seguenti sono quelli che vantano il migliore punteggio ESG secondo MainStreet Partners:

Pictet Clean Energy (rating 4.9/5). Fondo gestito da Pictet, pioniere negli investimenti tematici e sostenibili sin dal 1999. Questo fondo tematico, che vanta oltre 4 miliardi di AUM, investe in maniera olistica in società coinvolte nelle transizione energetica, da progetti infrastrutturali (per esempio parchi fotovoltaici ed eolici) a progetti di efficientamento dei consumi energetici nei settori di edilizia, manifatturiero e smart mobility.

RobecoSAM Smart Energy ( rating 4.7/5). Fondo gestito da Robeco, asset manager riconosciuto come leader nel campo degli investimenti sostenibili e early adopter dei fattori ESG nelle strategie di investimento. Il fondo investe in medie e grandi imprese che hanno almeno il 20% del volume di business proveniente da attività relazionate alla transizione energetica. I temi spaziano dalle infrastrutture di energie rinnovabili (solare) agli sviluppatori di batterie all’avanguardia e alle tecnologie applicate all’efficientamento energetico.