L’acqua è una risorsa vitale per la vita umana e per lo sviluppo economico e sociale. Tuttavia, la sua disponibilità è sempre più minacciata dalla crescente domanda, dallo sfruttamento eccessivo, dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici. Secondo le Nazioni Unite, circa 2 miliardi di persone vivono in paesi con grave scarsità di acqua e si prevede che entro il 2025 circa due terzi della popolazione mondiale potrebbero essere colpiti da stress idrico.

Cosa dicevamo nel nostro libro

Le lettrici e i lettori dei nostri libri conoscono già il tema, visto che ne abbiamo prima accennato nel 2018 nel libro “La Ruota dei mercati Finanziari” e poi ne abbiamo ampiamente scritto nel successivo libro “Investire nei megatrend del futuro” (Hoepli, 2020) nel capitolo dall’eloquente titolo “La guerra dell’oro blu: l’acqua potabile non è per tutti “.

Nel capitolo in modo quasi profetico dicevamo: “Già oggi ampie parti di Cina, India, Egitto, Israele, Messico, Stati Uniti e Africa soffrono la penuria d’acqua ma l’impatto del Climate Change e la pressione demografica (oltre all’inurbamento crescente) peggiorerà lo scenario nei decenni a venire. In Cina la scarsità di acqua potabile è diventata un problema su scala nazionale: due terzi delle 600 più grandi città cinesi non hanno acqua potabile sufficiente per il loro abitanti e meno del 15% della popolazione può bere acqua dal rubinetto di casa.

E citavamo anche delle statistiche (i dati sono al 2018): “Secondo il Water Scarcity Clock già oggi 2,3 miliardi di persone vivono in zone dove c’è scarsità di acqua potabile e questo numero salirà a 2,7 miliardi nel 2030. Paradossale, se pensiamo che il 70% del pianeta è coperta d’acqua, ma solo l’1% di essa è adatto al consumo umano e solo il 2% è adatto a irrigazione, allevamento e usi industriali. Un’emergenza che è diventata un tema d’investimento tra i più ambiti già dal 2008 quando alla conferenza “Top Five Risk” un esperto di Goldman Sachs dichiarò che «l’acqua sarà il petrolio del XXI secolo» mentre le grandi banche d’investimento stavano già investendo in progetti infrastrutturali sull’acqua.

I numeri dopo 5 anni sono peggiorati notevolmente. Anche in Italia! E difatti sabato 18 marzo 2023 è stato annunciato dal Comune di Taranto il progetto del più grande desalinizzatore d’Italia che verrà finanziato con 100 milioni di euro del PNRR, come spiegano decine di articoli di giornale tra i quali quello de La Stampa.

Fonte: sito de La Stampa

La desalinizzazione non è una tecnologia nuova: i primi impianti risalgono agli anni ’50 del secolo scorso e si basavano sulla distillazione termica, ovvero sul riscaldamento dell’acqua salata fino a farla evaporare e poi condensare l’acqua dolce separandola dai sali. Questo metodo richiede molta energia e produce grandi quantità di salamoia, ovvero l’acqua residua altamente concentrata in sali che viene scaricata nell’ambiente con effetti negativi sulla flora e la fauna marine.

Negli ultimi decenni si è diffusa una tecnologia più efficiente ed ecologica: l’osmosi inversa. Questa consiste nel far passare l’acqua salata attraverso membrane semipermeabili che trattenendo i sali lasciano passare solo le molecole d’acqua. Questo metodo richiede meno energia e produce meno salamoia rispetto alla distillazione termica.


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La desalinizzazione nel mondo

La desalinizzazione è già utilizzata in 183 paesi, con circa 20 mila impianti di dimensioni molto variegate come spiega bene un dettagliato articolo della società italiana Tecnoseal. Quasi la metà della capacità totale è riconducibile al Medio Oriente, dove la domanda di acqua è elevata a causa delle condizioni climatiche aride, della crescita demografica e del fabbisogno energetico.

In questa regione si trovano alcuni dei più grandi impianti di desalinizzazione al mondo, come quello degli Emirati Arabi Uniti, a Jebel Ali, capace di produrre 800 milioni di litri al giorno, e quelli dell’Arabia Saudita, che ha investito 13 miliardi di dollari in un progetto per costruire nove impianti lungo la costa del Mar Rosso.

Anche altre aree del mondo stanno investendo nella desalinizzazione per far fronte alla crisi idrica e alla emergenza climatica. Tra queste spicca l’Asia orientale e il Pacifico, dove paesi come la Cina, l’India, il Giappone e l’Australia hanno realizzato numerosi progetti per soddisfare le esigenze delle loro popolazioni e delle loro industrie. In particolare, l’Australia ha costruito il più grande impianto di desalinizzazione dell’emisfero sud a Wonthaggi, vicino a Melbourne, per contrastare la siccità che affligge il continente. Sempre in Australia, la città di Sydney si approvvigiona dal grande impianto di Kurnell, che fornisce fino al 15% del fabbisogno idrico giornaliero della città con una capacità di 250 milioni di litri al giorno.

Un altro esempio è Israele, che produce il 70% dell’acqua potabile grazie agli impianti a osmosi inversa situati lungo la costa mediterranea. L’impianto di Ashkelon è considerato uno dei più avanzati al mondo e produce 392 milioni di litri al giorno.

In Europa esistono circa 2352 impianti di desalinizzazione che producono il 6% dell’acqua potabile consumata nel continente. Il paese leader nella desalinizzazione è la Spagna (68%) con 765 impianti attivi che coprono il 68% della produzione europea. Il paese iberico ha dovuto ricorrere a questa tecnologia per affrontare la scarsità idrica causata dal consumo intensivo, dalla desertificazione e dal riscaldamento globale. Il più grande impianto europeo si trova a Barcellona e fornisce acqua potabile a circa 4 milioni di abitanti.

Barcelona Sea Water Plant – Fonte: https://www.water-technology.net/

L’Italia invece è indietro su questo fronte pur avendo caratteristiche ideali per un deciso sviluppo: territori in costante scarsità di acqua dolce e una linea costiera tra le più ampie al mondo. Nel nostro paese sono presenti solo una sessantina di impianti di piccole dimensioni che servono principalmente le isole minori o alcune zone industriali o turistiche.

Metodi di desalinizzazione e produttori

Esistono diversi tipi di impianti di desalinizzazione, ma il più diffuso è quello basato sull’osmosi inversa, un processo che prevede il passaggio dell’acqua attraverso membrane polimeriche che trattenendo i sali e le altre impurità. Altri sistemi si basano sull’evaporazione dell’acqua e sulla sua successiva condensazione.

Tra i principali produttori di impianti di desalinizzazione nel mondo ci sono:

  • Veolia Water Technologies, una società francese che ha costruito più di 1.950 impianti ad osmosi inversa in 85 paesi, producendo più di 6,75 milioni di metri cubi al giorno di acqua dolce⁵. Tra i suoi progetti più importanti ci sono il dissalatore della città australiana di Perth, capace di fornire 140 milioni di litri al giorno, e quello della città saudita di Jubail, capace invece di 800 milioni.
  • IDE Technologies, una società israeliana che ha costruito oltre 400 impianti in tutto il mondo, tra cui il più grande del pianeta situato a Sorek (Israele), con una capacità giornaliera
    di 624 milioni litri.
  • Doosan Heavy Industries & Construction, una società sudcoreana che ha costruito oltre 300 impianti nel mondo, tra cui quello della città emiratina Ras Al Khaimah (RAK), con una capacità giornaliera di 272 milioni litri.

Come spiegavamo nel nostro libro ai fini dell’investimento tematico in questo megatrend che incrocia quello ambientale e quello demografico, “…il lettore troverà numerosi indici tematici come il Dow Jones U.S. Water Index, considerato il barometro del settore, piuttosto che lo S&P Global Water Index composto da cinquanta aziende che spaziano dalle tecnologie di trattamento dell’acqua, mercato dell’americana Pentair (PNR), alle water utility come la francese Veolia (VIE).”

Impatto ambientale

La desalinizzazione presenta anche degli svantaggi ambientali ed economici. Il processo richiede infatti molta energia e produce delle scorie salate chiamate salamoie, che possono avere effetti negativi sugli ecosistemi marini se non vengono smaltite correttamente. Inoltre, il costo dell’acqua prodotta dagli impianti è ancora superiore a quello dell’acqua proveniente da altre fonti naturali o artificiali.

Per questo motivo, la desalinizzazione deve essere integrata con altre soluzioni per la gestione sostenibile delle risorse idriche, come il risparmio, il riciclo e la protezione delle fonti esistenti.

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Foto di copertina di Lisa Fotios: https://www.pexels.com/it-it/foto/persona-con-bicchiere-1346155/

Di Andrea Forni

Co-founder di questo sito. È autore e coautore di libri e analisi sui temi dell'economia, della finanza e dei megatrend oltre a centinaia di articoli pubblicati dal 1989 a oggi da primarie riviste, quotidiani e siti tra i quali: Borsa & Finanza, Advisor, Trader's Magazine, Bollettino Associazione Banche Popolari, Sf Rivista di Sistemi Finanziari, Parabancaria, ITForum News. E' iscritto all'OCF (Organismo dei Consulenti Finanziari) e detiene la certificazione internazionale IFTA CFTe.