Quello del lusso è un megatrend ormai consolidato. Il brand costituisce la più elevata barriera all’ingresso di nuovi concorrenti nel proprio settore di riferimento, che sia abbigliamento, auto, gioielleria, ecc.

Di “luxury” abbiamo parlato diffusamente nel libro “Investire nei Megatrend”, e i risultati dei colossi del settori – LVMH in primis – confermano la forza del trend.

“I conti trimestrali mostrano ricavi più alti delle aspettative per le aziende del lusso come Hermès e LVMH – conferma Giacomo Calef, Country manager della società di asset management ginevrina NS Partners – Hermès, con crescita del 23%, ha battuto le previsioni al 13%. LVMH, il conglomerato che possiede Louis Vuitton, Celine, Dior, Moët e altri brand, è cresciuto del 17%. L’ascesa del settore è stata sicuramente supportata dai bilanci positivi, ma era già in corso dall’inizio del 2023. Infatti, l’indice della Borsa francese CaC 40, molto esposto al lusso, è cresciuto del 16,45% dall’inizio dell’anno, rispetto a una crescita del 8,45% dell’indice MSCI World”.

““Con una crescita del rendimento totale negli ultimi 5 anni pari a circa il 242%, dietro solamente a Hermès, e con un fatturato per il primo trimestre 2023 in progresso del 16,8%, il titolo LVMH segna un nuovo record, diventando l’undicesima società mondiale a maggior capitalizzazione e la prima società europea a superare la soglia dei 500 miliardi di dollari” ricorda Gabriel Debach, market analyst di eToro.

“Siamo ancora ben lontani dai valori americani – prosegue Debach – Apple guida la classifica con i suoi 2,6 trilioni di dollari (con il suo picco massimo di 2,94 trilioni di dicembre 2021), ma i dati evidenziano un coefficiente P/E forward simile: entrambi intorno a 26x (26,7x per Apple e 26,6x per LVMH), con il titolo francese che in passato ha fatto segnare persino valori maggiori. E’ ancora attesa una forte crescita, quindi, per il colosso della moda francese.

La diversificazione geografica gioca a favore del titolo del lusso, beneficiando dalla riapertura cinese così come dalla maggiore domanda giapponese, tanto che il mercato europeo e quello americano rappresentano insieme solamente poco meno della metà del fatturato complessivo (circa 49,3%).  Riapertura cinese che riporta le maggiori prospettive da parte del management, con lo slancio a doppia cifra del primo trimestre di buon auspicio per la performance nell’anno”.

Del resto, non è certo la crisi economica (o presunta tale) a fermare gli acquirenti di questi beni.

“Duranti i periodi di recessione, il lusso ha avuto storicamente performance migliori rispetto al resto del mercato ricorda Calef – Può essere considerata un’industria in parte difensiva, poiché le persone ad alto reddito, ovvero il target del lusso, sono meno sensibili alle difficoltà economiche. Ad oggi, i timori di una recessione sono elevati. Le persone di classe media hanno dimezzato la loro spesa sul lusso, mentre quelle con patrimoni più alti l’hanno triplicata. Inoltre, mentre in passato il lusso cresceva in media il doppio del PIL, oggi ha una crescita prevista del 10% contro il 2,8% del PIL globale previsto dal FMI”.

Tutto questo si ripercuote, quindi, anche sull’andamento del comparto in Borsa. Data l’inflazione, i rialzi dei tassi d’interesse e l’alta volatilità del mercato, gli investitori cercano titoli di aziende con margini stabili e bilanci solidi. Proprio le caratteristiche del settore. Di fatto, la moda sorpassa il tech Usa, evidenziando una maggiore resilienza ai timori inflazionistici e persino al rallentamento economico.

“Inoltre, la domanda per i prodotti del lusso è relativamente inelastica, dando alle aziende la possibilità di alzare i prezzi senza perdere quota di mercato – prosegue il Country Head di NS Partners – La crescita dei profitti e il conseguente rialzo dei titoli del lusso è anche causata da un aumento delle vendite in Cina, dopo la riapertura del paese al termine della politica zero-Covid. Per esempio, le vendite di LVMH sono aumentate del 30% su base annua, valore che non include gli acquisti offshore dei residenti cinesi, altrettanto alti. Inoltre, molti investitori scelgono di comprare azioni di aziende europee che hanno una vasta presenza di mercato in Cina.

Questi investimenti offrono la possibilità di essere indirettamente esposti al mercato cinese post-riapertura, con più liquidità e meno rischio rispetto a investimenti diretti nel mercato finanziario di Shanghai. Ovviamente, il lusso non sarà immune a un’ipotetica recessione, considerando una difficoltà maggiore nell’aumentare i prezzi visti gli incrementi già attuati nel 2021 e 2022. Ad ogni modo, gli analisti prevedono che il settore possa ancora crescere nel 2023, rendendolo un mercato interessante per gli investitori”.