Da inizio anno l’Etf VanEck Vector Semiconductor è in rialzo di circa il 12% (in euro), e secondo gli esperti di Capital Group il settore dei semiconduttori è il “nuovo petrolio”. È l’opinione di Mathews Cherian, Portfolio Manager dell’asset manager sttaunitense. Un tema che rientra tra i megatrend tecnologici.

Raddoppiano le vendite di semiconduttori

“Le vendite globali di semiconduttori potrebbero raddoppiare dai 450 miliardi Del 2019 a quasi 1.000 miliardi di dollari entro il 2030” speiga infatti Cherian.

“L’attuale crisi globale è il risultato di una concomitanza di eventi, che tuttavia non riteniamo strutturali né in grado di compromettere la domanda in un’ottica di lungo termine. Le più grandi aziende di semiconduttori al mondo hanno già pianificato investimenti da miliardi di dollari in nuovi impianti di produzione per soddisfare la recente domanda oltre che per gestire le tensioni geopolitiche, ora che i semiconduttori sono considerati addirittura una priorità di sicurezza nazionale. Dato che Taiwan controlla la maggior parte della produzione manifatturiera di semiconduttori di fascia alta, sia gli Stati Uniti sia l’Europa stanno cercando fornitori critici più vicini per accorciare le distanze geografiche”.

I protagonisti del settore

Taiwan Semiconductor Manufacturing prevede di investire 100 miliardi di dollari entro il 2023 per nuovi stabilimenti produttivi, tra cui uno in Arizona. TSMC detiene quasi l’80% della quota di mercato per la produzione di chip all’avanguardia e tra i suoi clienti si annoverano Apple, Qualcomm e Broadcom.

Intel intende spendere 20 miliardi di dollari in due nuovi impianti in Arizona, mentre Samsung Electronics sta pensando di costruire un nuovo sito manifatturiero in Texas per un valore di 17 miliardi di dollari. Questi piani di spesa fanno seguito a un lungo periodo di disciplina del capitale e consolidamento del settore, che ha visto emergere due attori dominanti, TSMC e Samsung, con Intel a una ben distante terza posizione.

La catena del valore dei semiconduttori

“Dopo diversi cicli di consolidamento, ogni segmento della catena di fornitura, dai progettisti, ai produttori di apparecchiature, dalle fonderie alle società di collaudo dei chip, è ormai dominato da poche realtà” dettaglia il gestore di Capital Group. “Il know-how si è fatto via via più specialistico in ciascuno di questi ambiti e il divario concorrenziale non ha fatto che ampliarsi. Molte di queste aziende sono ben gestite e sono abili a comprendere i modelli di domanda dei clienti. Il loro potere di determinazione dei prezzi si conferma elevato e i margini sono allettanti”.

I produttori di apparecchiature

Anche il mercato dei produttori di apparecchiature per semiconduttori ì si è fortemente consolidato, con le prime cinque aziende che controllano una quota prossima al 75%, in aumento rispetto a circa il 40% di 15 anni fa.

“Queste società, tra cui spiccano ASML nei Paesi Bassi, Applied Materials e Lam Research negli Stati Uniti, hanno ampliato il divario concorrenziale, dal momento che ciascuna occupa e sviluppa una propria nicchia specifica nel processo di produzione e collaudo dei semiconduttori” interviene Cherian. “I produttori di attrezzature hanno inoltre sviluppato un programma di assistenza che assicura ricavi ricorrenti dalla manutenzione dei macchinari. I margini operativi si sono attestati in media al 25% negli ultimi cinque anni e, secondo le nostre stime, potrebbero salire oltre il 30%, a fronte di cifre di gran lunga inferiori al 10% in passato”.

I chip di memoria

Il segmento dei chip di memoria nel tempo si è ridotto da 15 a soli tre colossi globali, primo fra tutti Samsung Electronics in Corea. Al contempo però il settore è divenuto più disciplinato e razionale, mentre i chip di memoria rimangono una componente fondamentale per i processori di elaborazione utilizzati in un’ampia gamma di dispositivi. Anche se la Corea ospita quasi 3/4 dei produttori globali di chip di memoria, gli Stati Uniti continuano a dominare il mercato globale dei semiconduttori con una quota del 47% circa proprio per la loro predominanza nei segmenti dell’intellectual design, delle attrezzature e del cosiddetto “fabless”.

Semiconduttori “nuovo petrolio”

In realtà tutti i governi sono preoccupati per la situazione e le prospettive di questo settore.

Gli Stati Uniti temono per le sorti delle loro aziende (la leadership in campo manifatturiero è ormai da anni a Taiwan e nella fattispecie a TSMC) e la quota di mercato Usa nella produzione di chip è del 12%, (era il 37% nel 1990).

L’Europa non ha capacità produttiva per semiconduttori all’avanguardia: un problema amplificato durante la recente carenza di chip, che ha danneggiato le grandi case automobilistiche tedesche.

La Cina, infine ha l’obiettivo di ridurre la dipendenza dai chip americani: con le attuali sanzioni commerciali imposte da Washington, Pechino ha definito i semiconduttori come un imperativo strategico nel suo ultimo piano quinquennale.

Una corsa globale per produrre nel settore dei semiconduttori, il nuovo petrolio dei prossimi decenni.

Di Massimiliano Malandra

Co-founder di questo sito. Analista fondamentale e quantitativo, socio Aiaf e giornalista professionista dal 2002. Esperto di approccio risk parity. Autore di vari libri.