La Cina è sempre più vicina. Il recente accordo tra Unione Europea e Cina apre nuove opportunità e le linee guida del Politburo cinese ci spiegano dove andrà la Cina nel 2025.

L’accordo Europa – Cina del 30 dicembre 2020

L’anno bisestile e funesto sarà ricordato nella storia per il Covid-19 ma anche per la firma dell’accordo bilaterale sugli investimenti tra l’Unione Europea e la Cina, dopo sette anni di trattative.

Come spiega il post sul sito dell’Unione Europea, con il Comprehensive Agreement on Investment (CAI)la Cina si è impegnata a garantire un migliore accesso al mercato interno per gli investitori dell’UE. La Cina si impegna a garantire un trattamento equo alle aziende dell’UE in modo che possano competere in condizioni di migliore parità in Cina, anche in termini di disciplina per le imprese di proprietà statale, trasparenza dei sussidi e regole contro il trasferimento di tecnologie. Per la prima volta, la Cina ha anche accettato disposizioni ambiziose sullo sviluppo sostenibile, compresi gli impegni sul lavoro forzato“.

L’accordo è stato firmato dopo che Xi Jinping aveva avuto colloqui con Angela Merkel, Emmanuel Macron e Ursula Von der Leyen.

Non per fare polemica, ma ci ricordiamo la reazione di tedeschi e francesi quando il nostro ministro degli esteri Di Maio firmò i Memorandum of Understanding tra Italia e Cina due anni fa? Apriti cielo!

Vedremo la reazione degli Stati Uniti a guida Biden, che non saranno troppo felici di questo ulteriore avvicinamento tra Europa e Cina.

Aree di interesse per l’investitore italiano

La Cina è sempre più vicina. Come investirci? A mio avviso, l’investitore italiano deve guardare quali sono i settori in Cina in cui investono maggiormente le aziende europee. E quindi cercare le aziende che hanno maggiori interessi in Cina e che potenzialmente potranno beneficiare del CAI.

Sempre la documentazione fornita dall’Unione Europa ci dice quali sono i settori di maggiore interesse per le aziende europee in Cina, e come vediamo prevalgono manifattura, chimica, servizi finanziari e materie prime.

Fonte: Unione Europea

Non solo CAI. C’è anche il Politburo e le sue linee guida

Una interessante analisi del gruppo bancario spagnolo BBVA ci spiega che il giorno 11 dicembre 2020 si è concluso il comitato centrale del Politburo del Partito Comunista cinese che ha approvato il nuovo piano quinquennale 2021-2025 per lo sviluppo dell’economia del Paese.

Ci interessa sapere che “le autorità manterranno la continuità della politica sull’espansione della domanda interna e sul fornire un supporto strategico più forte al settore della scienza e della tecnologia per migliorare la catena di approvvigionamento della Cina e renderla auto-sufficiente“.

Ovvero si tratta dei temi demografici e tecnologici di primaria importanza per lo sviluppo a lungo termine dell’economia, cui abbiamo ampiamente parlato nel nostro libro “Investire nei megatrend del futuro“.

Sul fronte della “demand-side reform” il Partito continua negli sforzi di trasformare l’economia da export-driven a consumption-driven stimolando la domanda interna grazie alla crescita di salari e stipendi, migliori condizioni di vita e lavoro e l’espansione della classe media.

Sul fronte tecnologico, la Cina sta togliendo rapidamente il primato agli Stati Uniti, grazie agli investimenti in una “new infrastructure” che comprende 5G, AI, Blockchain, Cloud computing etc.

Infine, grandi risorse saranno destinata a combattere l’inquinamento e il riscaldamento globale, con l’obbiettivo di arrivare alla neutralità carbonica nel 2060.

Nel breve termine gli sforzi del Partito saranno volti a sostenere la crescita economica riportandola nel 2021 intorno al 7,5% rispetto al 2,2% del 2020.

Ancora più importante (e probabilmente legato all’accordo CAI con l’UE), il documento di programmazione mira a rafforzare gli sforzi anti-monopolio per frenare quella che è stata chiamata una “espansione disordinata del capitale”.

Sappiamo che questa nuova politica di Pechino ha già fatto una vittima illustre nel settore tecnologico: Jack Ma, fondatore di Alibaba (BABA). E altri seguiranno!

La Cina è anche sinonimo di Artico

La Cina è sempre più vicina. anche all’Artico! Noi di Artico e di rincorsa cinese per il predominio del XXI secolo ne abbiamo parlato in altri articoli su questo sito, oltre naturalmente a dedicarci una parte del nostro ultimo libro.

La Cina ha una politica di sviluppo economico nell’Artico di cui non fa mistero a nessuno, che si può leggere in questo documento pubblicato dal governo cinese.

L’interesse della Cina per l’Artico ha però attirato l’attenzione dei media che seguono i suoi passi in quelle fredde regioni. Come il francese Les Echo che analizza la corsa cinese alle risorse nell’Artico Canadese vicino a Hope Bay, in un territorio di 1.100 km2 dove si trova una gigantesca miniera d’oro da 3,1 milioni di once.

I cinesi sono già presenti nell’area con investimenti nelle miniere di zinco, ferro e nickel. Ma come sappiamo il boccone più ghiotto (non solo per la Cina) sono i giacimenti di idrocarburi.

Risorse immense,che sono state stimate da una società di analisi francese già in un documento del 2015 di cui riporto la tabella principale qui sotto.

Fonte: Cairn.info

Come spiega l’analisi, l’Artico contribuisce per il 10,5% alla produzione di petrolio globale e per il 25% alla produzione di gas, ma “un’indagine condotta dallo United States Geological Survey nel 2008 ha stimato la ricchezza mineraria dell’Artico a 90 miliardi di barili di petrolio (di cui 30 miliardi nel settore dell’Alaska, il resto distribuito nel Mar di Barents russo, nella Groenlandia occidentale e nel Canada orientale), 47.000 miliardi di metri cubi di gas naturale e 44 miliardi di barili di gas naturale liquido (GNL)… Si ritiene che la regione polare ospiti il ​​13% delle riserve mondiali di petrolio non ancora scoperte e il 30% del gas“.

Etica, sostenibilità, ecc.?

A proposito di queste notizie, molti commentatori si sono posti domanda sull’etica e la sostenibilità ambientale.

Innanzitutto, se la corsa dell’Unione Europea alla Cina metta una pietra tombale sopra l’annosa discussione sui diritti umani in Cina.

In secondo luogo, a proposito della Via Bianca Cinese all’Artico, quale sarà l’impatto ambientale apportato dalle attività cinesi di prospezione e sfruttamento delle risorse locali. Un esempio sono gli articoli comparsi recentemente su Le Monde e sul nostro Il Fatto Quotidiano che vi invito a leggere.

Conclusioni

In relazione ad argomenti che comportano problemi etici e di sostenibilità ambientale sta alla coscienza di noi investitori costruire le nostre strategie di investimento in modo coerente con le scelte fatte oppure (come la finanza alla Gordon Gekko ha insegnato) metterci una pietra sopra e tirare diritto guardando al profitto (sempre aleatorio).

Ma non possiamo ignorare questi fatti nel nostro scenario globale perché, volenti o nolenti, impatteranno sulle nostre strategie di investimento e di speculazione sia nel breve che nel lungo termine.

Di Andrea Forni

Co-founder di questo sito. È autore e coautore di libri e analisi sui temi dell'economia, della finanza e dei megatrend oltre a centinaia di articoli pubblicati dal 1989 a oggi da primarie riviste, quotidiani e siti tra i quali: Borsa & Finanza, Advisor, Trader's Magazine, Bollettino Associazione Banche Popolari, Sf Rivista di Sistemi Finanziari, Parabancaria, ITForum News. E' iscritto all'OCF (Organismo dei Consulenti Finanziari) e detiene la certificazione internazionale IFTA CFTe.