Non c’è alternativa all’idrogeno verde. È il monito che emerge dalla ricerca di Bnp Paribas AM. L’idrogeno verde è quello realizzato utilizzando elettricità da fonti rinnovabili per il processo di elettrolisi dell’acqua. Ed è l’unico in grado di guidarci verso le emissioni zero entro il 2050. La tematica rientra nei megatrend climatici e ambientali.

“Non c’è una strada plausibile verso le emissioni zero entro il 2050 senza una crescita dell’idrogeno verde che renda quest’ultimo commercialmente competitivo. Come materia prima industriale entro il 2030, e come fonte di energia in seguito” spiega infatti Mark Lewis, Chief Sustainability Strategist di BNPP AM.

Per conseguire l’obiettivo, pertanto, il paradigma dei prezzi dell’EU ETS (il sistema europeo di scambio delle emissioni) dovrà passare dalla conversione dei combustibili nel settore energetico a quella dei combustibili nell’industria in generale.

In altre parole, il parametro chiave per la determinazione dei prezzi nel prossimo decennio diventerà il costo della conversione da idrogeno “grigio”. Vale a dire l’idrogeno prodotto impiegando combustibili fossili come il gas naturale) a idrogeno verde.

Le premesse

Le premesse chiave di questa argomentazione sono essenzialmente tre.

1. Poiché l’obiettivo dell’Unione Europea di raggiungere emissioni nette zero entro il 2050 sarà presto nel diritto comunitario, vi è ora un chiaro destino per il sistema EU ETS, e cioè garantire che i prezzi delle emissioni nette raggiungano un livello coerente con l’obiettivo politico di raggiungere emissioni zero entro il 2050.

2. La visione strategica di recente lanciata dalla Commissione Europea per l’idrogeno verde afferma che il target “net zero” non può essere raggiunto entro il 2050 senza che l’idrogeno verde contribuisca in misura significativa alla soluzione.

3. Il requisito preliminare per rendere l’idrogeno verde commercialmente sostenibile come fonte di energia è renderlo competitivo come materia prima industriale entro il 2030.

I costi

Lo studio considera una gamma potenziale di costi di produzione per idrogeno verde e gas naturale nel 2030, da cui si può derivare una serie di valori teorici impliciti per le quote di carbonio, partendo dalla condizione che l’idrogeno verde risulti competitivo rispetto all’idrogeno grigio come materia prima.

Lewis sostiene che l’UE dovrà calcolare le condizioni affinché i prezzi raggiungano il livello in cui l’idrogeno verde spiazza l’idrogeno grigio entro il 2030, se vuole mantenere la rotta verso l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050.

“Dopo il 2030, l’UE dovrà poi mettere a punto le condizioni affinché i prezzi dell’idrogeno verde incentivino l’uso di quest’ultimo in luogo dei combustibili fossili negli edifici, nei trasporti e nella produzione di energia” spiega il Chief Sustainability Strategist di BNPP AM.

Le quotazioni

Sulla base delle ipotesi, lo studio stima che le quote di carbonio EU ETS dovrebbero scambiarsi in un range di 79-103 euro per tonnellata entro il 2030 affinché l’UE raggiunga il suo obiettivo finale.

Il prezzo corrente dovrebbe teoricamente riflettere la percezione attuale del prezzo futuro necessario per raggiungere l’obiettivo politico (rettificato per il fattore di attualizzazione temporale).

Questo range riferito al 2030 implica oggi un range teorico di valore di equilibrio per le EUA pari a 42-55 EUR per tonnellata supponendo un tasso di sconto del 6%. In altre parole, all’incirca il doppio del prezzo di 26,93 EUR (dati al 30 settembre 2020).

Lo studio completo di Bnp Paribas AM è disponibile qui sotto.

Di Massimiliano Malandra

Co-founder di questo sito. Analista fondamentale e quantitativo, socio Aiaf e giornalista professionista dal 2002. Esperto di approccio risk parity. Autore di vari libri.