Introduzione

Si è appena conclusa la conferenza World Water Week di Stoccolma (di cui vi invito a guardare il sito) che quest’anno aveva come titolo “I semi del cambiamento: Soluzioni innovative per un mondo attento all’acqua” e ha portato nuovamente all’attenzione del grande pubblico il problema della crisi idrica che sta iniziando a mordere anche isole di benessere come l’Europa.

L’attenzione mediatica sollevata dalla conferenza è arrivata anche in radio, visto che qualche giorno fa sentivo una trasmissione dove alcuni esperti parlavano della sempre meno remota ipotesi di una grave crisi idrica nel nostro Paese e suggerivano alcuni comportamenti virtuosi che si possono adottare senza tanta fatica per non sprecare l’acqua potabile: chiudere il rubinetto dell’acqua mentre ci si lava i denti, preferire la doccia al bagno in vasca, riempire la lavastoviglie (o la lavatrice) prima di farla partire e tante altre “idee innovative” che già mia nonna negli Anni Sessanta praticava. Allora era la normalità per gente sopravvissuta a una guerra mondiale (mia nonna a ben due, in realtà).

Poi ci sono gli estremisti dell’acqua, quelli che sono denominati “No Wash”. Pochissime docce o neanche quelle (come fa Brad Pitt che si “lava” con una salvietta umidificata), lavaggio degli indumenti una volta al mese (con buona pace di mia mamma che mi sgridava se tenevo le mutande più di un giorno), e deodorante come se piovesse.

In realtà, come ben sanno i lettori, oltre alle nostre cattive abitudini, il problema italiano è la rete colabrodo degli acquedotti dove a causa di infrastrutture vetuste è stato calcolato che il 42% dell’acqua potabile viene perso per strada (o meglio sotto la strada).

Il tema dell’acqua (l’oro blu) è anche uno dei temi di investimento più interessanti e redditizi in assoluto oltre ad essere un tema ESG, tanto che i grandi investitori hanno già comprato a piene mani quote di società di gestione di acquedotti, oltre a bacini e fonti idriche, come abbiamo scritto in un capitolo del nostro libro “Investire nei megatrend del futuro” e abbiamo spiegato in tanti articoli pubblicati su questo sito.

L’analisi di La Française AM

Per approfondire l’argomento oggi ospitiamo Frédéric YOESG Analyst – La Française AM relativo all’importanza del riciclaggio dell’acqua e i significativi investimenti finanziari e tecnologici che il processo richiede.

L’acqua è essenziale per la sopravvivenza della vita sulla Terra, ma sotto la pressione della crescita demografica e dei cambiamenti climatici, le risorse di acqua dolce stanno iniziando a scarseggiare. Più di 2,3 miliardi di persone vivono in Paesi soggetti a stress idrico (quando la domanda supera le risorse disponibili), pari a più di un terzo della popolazione mondiale.

Gli esperti prevedono che entro il 2025, quasi 460 milioni di persone in Africa vivranno in aree soggette a stress idrico, mentre 230 milioni di africani dovranno affrontare la carenza d’acqua. Si stanno compiendo sforzi per implementare soluzioni come il riciclo dell’acqua, ma ci sono ancora molti ostacoli da superare.

Ad oggi il riciclaggio dell’acqua è ancora un traguardo lontano. Il riutilizzo delle acque reflue, noto anche come recupero o riciclo dell’acqua, è sempre più riconosciuto come una soluzione sostenibile alla crescente crisi idrica mondiale. Anziché considerare le acque reflue come un prodotto da smaltire, è possibile trattarle e purificarle per limitare il consumo di acqua dolce. L’acqua trattata può essere utilizzata per scopi agricoli e/o industriali o per la ricostituzione delle falde acquifere. Alcuni Paesi hanno già intrapreso azioni su larga scala. In Italia e in Spagna, ad esempio, rispettivamente l’8% e il 14% delle acque reflue viene riutilizzato. In Israele, addirittura l’85% delle acque reflue viene riciclato.

Cambiamenti climatici e risorse idriche

A causa dei cambiamenti climatici, molte regioni del mondo vedono diminuire drasticamente le proprie risorse idriche. Le Nazioni Unite stimano che la domanda globale di acqua dolce supererà l’offerta del 40% entro il 2030. In Francia, tra gennaio e febbraio 2023 è stato registrato un periodo record di 32 giorni senza pioggia, che ha ritardato il reintegro delle falde acquifere e ha avuto un impatto sulle risorse idriche disponibili. In Sudafrica, la grave siccità registrata tra il 2018 e il 2021, unita all’aumento della popolazione, ha ulteriormente aggravato la crisi.

Il riciclo delle acque reflue è ancora una procedura lenta e limitata principalmente ai Paesi più esposti allo stress idrico, in altre parole i più vulnerabili, nonostante i numerosi vantaggi che il riutilizzo comporta. In Francia, ad esempio, solo l’1% delle acque reflue viene riutilizzato. Un dato molto inferiore a quella della Spagna e dell’Italia, che sono esposte a siccità ricorrenti. Un altro ostacolo è lo stigma associato all’uso dell’acqua riciclata, anche se numerosi rapporti dimostrano che le acque reflue riciclate non solo sono sicure, come l’acqua potabile convenzionale, ma possono addirittura essere meno tossiche di alcune fonti d’acqua naturali. Una campagna di comunicazione sulla sicurezza dell’acqua riciclata sarebbe un prerequisito importante per superare il pregiudizio dell’opinione pubblica. Tuttavia, l’ostacolo principale all’implementazione dei metodi di riciclo è senza dubbio la mancanza di tecnologia e di competenze nel settore.

Riciclo delle acque reflue

In generale, il trattamento delle acque reflue si articola in tre fasi. Il trattamento primario delle acque reflue si riferisce al filtraggio dei rifiuti solidi e alla depurazione chimica, mentre il trattamento secondario prevede la depurazione biologica delle acque reflue. Segue il trattamento terziario: le acque reflue vengono trasformate in acqua di buona qualità che può essere utilizzata per diversi scopi. Ogni fase del processo di trattamento richiede requisiti tecnologici e infrastrutturali specifici, il che implica investimenti finanziari significativi.

I governi hanno un ruolo da assolvere nell’abbattere queste barriere e nel facilitare l’adozione di queste nuove pratiche. Incentivi finanziari alle aziende e alle autorità locali, come sussidi o condizioni di finanziamento preferenziali, per gli investimenti nel riutilizzo dell’acqua e campagne di sensibilizzazione pubblica sono solo due delle opzioni disponibili.

Economia circolare e acqua potabile

La conservazione dell’acqua dolce dipende dai principi guida dell’economia circolare: ridurre, riutilizzare e riciclare. Tuttavia, il riutilizzo o il riciclo delle acque reflue, che rappresenta una soluzione efficace per far fronte alla scarsità di risorse, non risolverà tutti i problemi legati all’acqua che si dovranno affrontare nei prossimi decenni. Sono necessari metodi di utilizzo ottimizzati per ridurre il consumo di acqua. L’agricoltura, che rappresenta oltre il 70% del consumo di acqua a livello mondiale, rimane una priorità.  Anche la riduzione dell’inquinamento idrico è un obiettivo correlato. La contaminazione dell’acqua interrompe il ciclo idrico e ha un impatto negativo sulle risorse disponibili.

Fare della circolarità dell’acqua una priorità è l’unica strada percorribile. La Francia, ad esempio, ha definito un obiettivo ambizioso: triplicare il volume di acqua riutilizzata entro il 2025 (19.000 m3 al giorno nel 2019). Per raggiungerlo, il governo ha recentemente presentato un piano per la crisi idrica, che comprende circa 50 misure per il riutilizzo, la condivisione e il risparmio dell’acqua. L’obiettivo è mettere a disposizione finanziamenti per incoraggiare il riutilizzo dell’acqua e ridurre l’impronta idrica del Paese. Una volta istituito il quadro di sostegno, spetterà ai consumatori colmare il divario.

Foto di copertina di Lisa Fotios su Pexels.com


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