Introduzione

L’agroalimentare è tra i settori che soffrirà maggiormente gli effetti del riscaldamento globale e che nel contempo dovrà aumentare la propria capacità produttiva per soddisfare la domanda di cibo della popolazione globale. Oggi anche questo settore è in transizione dai vecchi modelli di business a quelli digitali grazie alla massiccia applicazione delle tecnologie esponenziali.

Il Worldwatch Institute già nel 2011 lanciò l’allarme sull’eco-sostenibilità del settore alimentare (1). La sfida per nutrire e dissetare la popolazione mondiale che raggiungerà 9,7 miliardi di individui nel 2050 sarà ardua perché la domanda di cibo aumenterà del 60% mentre la domanda di calorie aumenterà fino all’80% (2). L’incremento di bocche da sfamare si accompagnerà a un drastico cambiamento della dieta nei Paesi emergenti grazie alla correlazione positiva tra la crescita del reddito pro-capite e la richiesta di alimenti ricchi di proteine animali come carne, uova e latte. In Occidente continuerà a crescere la domanda di cibo vegetariano, biologico e a basso tenore di grassi e zuccheri grazie ai consumatori più attenti alla salute e all’impatto ambientale di certi metodi intensivi d’allevamento e coltivazione. La piramide che vediamo nella figura seguente mostra come cambia la nostra alimentazione nel passaggio dalla povertà al benessere economico e sociale e guida le analisi delle opportunità d’investimento nel tema.

La richiesta di diete più ricche da parte di una sempre maggiore quota di popolazione (si vedano i nostri articoli sui temi della demografia) si trasforma in ulteriore pressione sul ciclo delle materie prime alimentari e sulla sostenibilità di un sistema produttivo già colpito dalla scarsità di terre coltivabili e di fonti d’acqua e dal degrado ambientale, oltre che dal fenomeno del Climate Change. Nutrire la popolazione mondiale è una delle grandi sfide del futuro dove entrano in gioco chimica, tecnologia, pratiche manageriali, alta finanza e politiche statali. In questo articolo ci focalizzeremo sulla tecnologia ovvero sulla cosiddetta “agricoltura 4.0“.

La produzione agricola nei secoli

Come spiega Lester R. Brown in un suo famoso saggio (3) l’uomo si è periodicamente trovato nella necessità di aumentare le riserve alimentari: prima del 1950 lo faceva espandendo le terre coltivate; nei vent’anni successivi riuscì a raddoppiare i raccolti grazie all’uso di fertilizzanti, a migliori tecniche d’irrigazione e allo sviluppo di nuove varietà vegetali con rendimenti più alti. Oggi ci viene in aiuto un ventaglio di tecnologie meccatroniche, informatiche e digitali che aiutano a spingere in là il limite dello sviluppo umano.

Infatti, entro il 2050 la produzione agricola globale dovrà raddoppiare per soddisfare i bisogni alimentari della popolazione ma il settore agricolo è quello che finora ha beneficiato meno dell’automazione perché le soluzioni meccanizzate tradizionali non riescono a svolgere molti dei delicati compiti richiesti nella coltivazione di frutta e verdura. Le conseguenze sono una bassa produttività del lavoro e alti costi di manodopera che frenano i ricavi delle aziende agricole e incentivano pratiche illegali come il caporalato, ancora ampiamente diffuso non solo in Italia ma in tutto il mondo.

L’efficienza dei processi agricoli per sostenere la domanda umana dovrà aumentare a tassi impossibili da raggiugere nel modo tradizionale, ma la convergenza di tecnologie esponenziali che hanno dimostrato di essere un fattore chiave in altri settori economici per aumentare efficienza e produttività riducendo i costi di processo sta favorendo la transizione del settore agricolo all’agricoltura di precisione, l’Agri-Tech.

E proprio l’analisi dello sviluppo dell’agricoltura di precisione nel nostro Paese è l’oggetto di studio dell’Osservatorio Smart AgriFood che fa parte del network degli Osservatori per l’innovazione digitale del Politecnico di Milano. Vi consiglio di dare un’occhiata al loro sito dove trovate una miniera di informazioni, molte gratuite, altre a pagamento.

L’Osservatorio Smart Agrifood

Copertina degli atti del convegno

Sull’homepage del sito leggiamo che l’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di Brescia è il principale punto di riferimento in Italia per comprendere in profondità l’impatto delle innovazioni digitali (di processo, infrastrutturali, applicative, hardware e software) sulla filiera agricola e agroalimentare. E che l’obiettivo è di creare conoscenza sull’innovazione digitale nella filiera Smart AgriFood e diffonderla tra tutti gli attori, inclusi tutti i principali decisori del settore.

Ogni anno l’Osservatorio organizza un convegno di presentazione delle loro ricerche sull’applicazione di tecnologie avanzate nell’agricoltura italiana. Il convegno si è tenuto il 15 marzo a Brescia con la presentazione del settimo Report Smart Agrifood e le presentazioni di esperti del settore e di aziende impegnate nella digitalizzazione dei processi agricoli.

Seguendo lo sviluppo dell’Osservatorio nel corso degli anni è lampante come anche in Italia si sta lavorando a testa bassa sull’innovazione tecnologica di questo importante settore economico sebbene resti sempre da combattere contro i soliti problemi dimensionali, strutturali e normativi di cui il nostro Bel Paese è famoso nel mondo.

Però il progresso non si ferma né si può pensare di sopravvivere restando ancorati ai vecchi metodi di produzione in un mondo sempre più popolato, in preda al cambiamento climatico e dove la globalizzazione gioca a sfavore dei piccoli produttori. E su quest’ultimo fronte, chiunque se ne sarà accorto nei mesi scorsi vedendo le lunghe file di trattori bloccare le strade di mezza Europa.

Evoluzione valore mercato dell’Agritech in Italia – Fonte: Osservatorio Smart Agrifood

Secondo i risultati delle ricerche dell’Osservatorio, di cui riportiamo il comunicato stampa, il mercato dell’Agricoltura 4.0 ha segnato un nuovo record, raggiungendo i 2,5 miliardi di euro+19% rispetto al 2022. La cosa interessante è che già oggi il 72% delle aziende agricole italiane utilizza soluzioni di Agricoltura 4.0, quindi non piangiamo addosso come al solito pensando che gli stranieri (soprattutto tedeschi e americani) siano sempre più bravi di noi. Questo è quello che vogliono farci credere (soprattutto i tedeschi) per ostacolare la nostra temibile concorrenza in molti settori economici. La spesa delle aziende agricole italiane era finora orientata in prevalenza verso macchinari connessi e sistemi di monitoraggio e controllo dei mezzi (in altri articoli abbiamo scritto dei trattori John Deere e delle macchine di CNHI) mentre oggi cresce la spesa per i software che permettono di interconnettere la parte hardware e di analizzare i dati raccolti. L’11% della spesa è data da software gestionali e FMIS (Farm Management Information Systems), l’8% da piattaforme di integrazione dati8% da sistemi di mappatura di coltivazioni e terreni5% da DSS (Software di supporto alle decisioni).

Ovvero, le macchine sul campo e in cielo (pensiamo a droni e satelliti) raccolgono e producono tonnellate di dati che sarebbe incongruo non usare come “mangime” per algoritmi e sistemi di machine learning con l’obbiettivo di ottimizzare i processi produttivi.

Il Carbon Farming

In un’epoca segnata dal riscaldamento globale e fenomeni meteorologici devastanti la preoccupazione per le emissioni prodotte da qualsiasi pratica produttiva si fanno sempre più pressanti, soprattutto da parte delle giovani generazioni che sono pronte a bloccare strade e a sporcare opere d’arte pur di rivendicare il loro diritto a vivere in un mondo più pulito e salubre.

Tra le innovazioni di cui si inizia a sentire parlare c’è il Carbon Farming, ovvero una serie di pratiche agricole supportate dalla tecnologia digitale ( software gestionali, analisi di dati e Big Data, sistemi di mappatura basati su immagini e dati satellitari e soluzioni basate sull’intelligenza artificiale e il machine learning) che consentono di ridurre gli impatti dell’agricoltura sull’ambiente, sequestrando e stoccando il carbonio nei terreni e nelle biomasse e limitando le emissioni

Purtroppo di Carbon farming gli agricoltori italiani ne conoscono poco o nulla visto che per l’Osservatorio solo il 22% di essi sa qualcosa di questa nuova opportunità e uno striminzito 9% lo applica. Anche in questo caso emergono i soliti problemi del fare impresa in Italia ovvero scarsità di risorse economiche, scarsità di informazione, burocrazia e mancanza di standard. Non per buttarla in politica, però cambiano i governi ma restano i problemi a prescindere dai roboanti proclami del ministro di turno.

La tracciabilità migliora con il digitale

Infine, un altro tema molto discusso e sentito dalla popolazione è la tracciabilità del cibo. Come abbiamo già scritto nel nostro libro e in questo sito, la World Health Organisation stima che la contaminazione di cibo causi 600 milioni di malati l’anno e 420.000 decessi con un danno economico per le aziende alimentari coinvolte di 90 miliardi di dollari. Il problema è che oltre alla salute pubblica ne va di mezzo anche il povero e innocente investitore che ha titoli azionari dell’azienda in portafoglio. In questo sito abbiamo trattato il caso della catena di ristoranti Chipotle Mexican Grill (CMG) che nel 2015 valeva in borsa oltre 23 miliardi di dollari quando un’infezione di E.coli colpì una sessantina di clienti affondando la reputazione dell’azienda e la quotazione del titolo che perse il 70%.

Qui parliamo di tracciabilità della filiera di produzione dal campo fino allo scaffale di supermarket, dove l’applicazione della blockchain la fa da padrone ed è un business in forte crescita sia per le grandi aziende dell’informatica sia soprattutto per le startup innovative.

Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio, in Italia, il 2023 ha segnato un nuovo aumento nell’offerta di soluzioni digitali per la tracciabilità alimentare che oggi sono 225, con un +22% rispetto al 2022. Il primo motivo che spinge le aziende a implementare soluzioni digitali per la tracciabilità di filiera è la necessità di garantire in maniera diretta al consumatore finale la qualità, l’origine e i metodi produttivi. L’Osservatorio cita alcune tecnologie abilitanti la tracciabilità: 

  • Internet of Things (23%), 
  • Mobile App (23%), 
  • Cloud (20%)
  • tecnologie Blockchain & Distributed Ledger (17%).

E cresce la quota di soluzioni specificatamente dedicate al mondo agricolo.

Le aziende partecipanti al convegno

L’Osservatorio nel corso degli anni ha saputo creare intorno a sé un vero e proprio ecosistema di aziende tecnologiche che hanno presentato i loro prodotti / servizi e di cui abbiamo ampia documentazione. Su molte di loro scriveremo in futuro e ne seguiremo lo sviluppo.

Dai fornitori di piattaforme digitali come Agricolus e Feelera, al fornitore di previsioni meteo Radarmeteo, alla società di ricerca e formazione per le aree agricole interne del nostro territorio RuralHack, al fornitore di soluzioni satellitari e di Internet of Things WAYNet.

Conclusioni

Qui a fianco trovate l’infografica che sintetizza i risultati dell’Osservatorio.

L’evoluzione delle pratiche agricole grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate aiuta il Pianeta, aiuta la popolazione a mangiare sempre meglio e più sano e aiuta la sopravvivenza di un settore strategico per l’Italia. Ma dal punto di vista dell”investitore è altrettanto importante date le caratteristiche di settore anticiclico, resiliente, poco volatile, in grado di stabilizzare il portafoglio che ha l’Agrifood.

Il settore è in costante consolidamento e necessita di economie di scala sempre maggiori, quindi l’alternativa – sul lato single stocks – è tra puntare sulle Big Cap, più solide e “sicure” ma al tempo stesso obbligate a continui M&A per crescere, e titoli di media e piccola capitalizzazione che potrebbero diventare prede. Come al solito l’alternativa per puntare su un settore antico quanto l’uomo ma che si sta rinnovando e innovando a grande velocità è quello di strumenti di risparmio gestito che demandano ai gestori la ricerca dei titoli migliori e agli index provider la composizione e il ribilanciamento dei panieri di investimento.

Trattandosi di uno dei settori più solidi, gli strumenti sono parecchi e la possibilità di scelta è anche sull’area geografica di riferimento (Europa, Usa o mondo) con gli Etf di Invesco, Lyxor, SPDR, Xtrackers tutti quotati su Borsa Italiana (4).

Ancora più ampia la scelta a livello di fondi comuni: tra i principali si annoverano Allianz Global Agricoltural Trends, Bnp Paribas Smart Food, Cpr Food for Generations, Dpam Sustainable Food Trends, Dws Global Agribusiness, RobecoSam Sustainable Food. Infine gli specialisti dei megatrend, con BGF Nutrition Fund e Pictet Nutrition.

Negli Stati Uniti, infine, è quotato al NYSE lo US Vegan Climate Etf (VEGN) il cui approccio è quello di non investire su società le cui attività contribuiscono direttamente a provocare sofferenze agli animali, la distruzione dell’ambiente naturale e i cambiamenti climatici.


(1) AA.,VV., “State of the World 2011: Innovations that Nourish the Planet”, Worldwatch Institute, 2011.

(2) Salmon, Kurt, “The Future of Food. New realities for the industry”, Accenture, 2017.

(3) Brown, Lester, Un mondo al bivio. Come prevenire il collasso ambientale ed economico, Edizioni Ambiente, 2011.

(4) Forni, A., Malandra, M., Investire nei Megatrend del futuro, Hoepli, 2020

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Di Andrea Forni

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