Quando condividiamo una foto sotto l’ombrellone su Facebook o un piatto particolare di un ristorante su Instagram oppure ancora una nostra opinione su Twitter, in realtà stiamo rendendo pubblici dati personali che a quel punto diventano di pubblico dominio tra amici e conoscenti, ma spesso anche per estranei e aziende interessate a sfruttarli.  Si entra quindi nel campo dei diritti digitali, dell’economia e delle valutazioni azionarie. Tematiche che si rifanno ai megatrend tecnologici.

“Vi trovate di fronte ai vostri diritti digitali che includono, tra gli altri, il diritto alla privacy, la libertà di espressione e il diritto di accesso a Internet” spiega Matthew Welch, Responsible Investment Specialist di DPAM.

“Questi diritti stanno diventando sempre più rilevanti, sia per i consumatori sia per le autorità di regolamentazione. Pertanto, le big tech affrontano una pressione aggiuntiva per integrare questi diritti nei loro processi interni e nell’offerta di prodotti”.

Diritti e doveri digitali

Queste aziende si trovano così strette tra opposte forze, dovendo contemperare diritti digitali economia e valutazioni azionarie.

Da una parte devono garantire libertà di espressione proteggendo la riservatezza dei dati personali degli utenti: di recente, aziende IT come Facebook e Google, hanno preso forti posizioni contro la restrizione della libertà di espressione, rifiutandosi per esempio di rimuovere i post a favore di Navalny, che hanno fomentato numerose proteste in Russia.

Al tempo stesso devono anche monitorare la veridicità delle notizie, evitando che la libertà di espressione incontrollata possa causare danni dalle cosiddette fake news: notiizie che, con carattere di sensazionalità, possono essere spinte dalle piattaforme in quanto è probabile generino più interazione tra gli utenti rispetto ad articoli fattuali. La disinformazione generalizzata sul Coronavirus e le false notizie sulle elezioni USA del 2020 ne sono un esempio.

Legislazione in arrivo

Il tema dei diritti digitali è ormai sotto i riflettori del legislatore ed economia e valutazioni azionarie possono slo adeguarsi. “La legislazione in arrivo potrebbe essere uno strumento ancora più potente per giungere a un cambiamento di paradigma” prosegue l’esperto di DPAM.

“Entrata in vigore nel 2018, la GDPR dell’UE è stata una delle prime leggi ad aumentare il controllo e i diritti degli utenti sui loro dati personali. Due imminenti proposte legislative europee – il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA) – causeranno uno sconvolgimento ancora maggiore per le piattaforme di social media e le aziende Big Tech. Mirano, rispettivamente, a esplicitare le responsabilità delle grandi piattaforme in tema di controllo e a limitarne i poteri sul mercato. In particolare, il DMA avrà un forte impatto sui GAFAM (Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft) in quanto mira a limitare le pratiche di mercato sleali e a frenare lo strapotere delle big tech”.

Dati ed economia

I dati personali rappresentano di sicuro un volano per queste aziende ma anche per l’economia e sono anche una risorsa per l’innovazione. Tuttavia, il crinale su cui si muovono le imprese che gestiscono questi big data è stretto.

“Un deficit di fiducia digitale potrebbe erodere la loro reputazione e il brand” mette in chiaro Welch. “Le aziende del settore dei pagamenti, per esempio, attirano i clienti sulla base della fiducia dei consumatori. In secondo luogo, le violazioni e gli abusi della protezione dei dati potrebbero portare a multe e sanzioni elevate, come è accaduto ad Alphabet, cui sono stati richiesti più di 3 miliardi di dollari di danni relativi alla presunta raccolta illegale di dati di minori per la pubblicità su YouTube”.

I rischi ESG

Misurare i rischi sociali di queste società è complicato, sia per la mancanza di standardizzazione sia per la bassa correlazione tra i vari punteggi assegnati dai provider alle performance sociali delle aziende, tuttavia si sta cercando di porre rimedio a questi “bug”. “Un esempio è l’iniziativa Ranking Digital Rights, progetto che mira a promuovere la libertà di espressione e la privacy su Internet, creando standard globali e incentivi per le aziende a rispettare e proteggere i diritti degli utenti” interviene l’esperto di Robeco.

“Ogni anno, producono una classifica delle piattaforme digitali e delle aziende di telecomunicazioni più importanti, valutate in base alle politiche e agli impegni delle aziende presi nei confronti di utenti e pubblico”.

Dati e investimenti I nostri dati sarebbero così sicuramente più protetti, resta da vedere come reagiranno le aziende che su questi dati hanno costruito fatturati e utili da capogiro e i mercati che le hanno premiate con capitalizzazioni stratosferiche. Non sempre l’ottica del privato e dell’investitore coincidono.

Di Massimiliano Malandra

Co-founder di questo sito. Analista fondamentale e quantitativo, socio Aiaf e giornalista professionista dal 2002. Esperto di approccio risk parity. Autore di vari libri.