In Borsa Italiana vi sono vari strumenti per investire nel settore alimentare, ma più specificamente nella “carne alternativa”. Un settore che rientra nei trend demografici. E si tratta di una tendenza sempre più importante. Vediamo perché.

Allevamento ed emissioni

Metà delle terre emerse abitabili del nostro pianeta – escluse quindi le aree coperte da deserti o ghiacci – è destinata all’agricoltura. Ma il 77% di queste aree vengono utilizzate per il pascolo del bestiame o per la coltivazione di mangimi per il bestiame.

Una situazione preoccupante, dato che con questi numeri non si riesce a pareggiare il trend di aumento della popolazione mondiale. Inoltre l’approvvigionamento di carne bovina e ovina è responsabile dell’emissione di più chilogrammi di anidride carbonica equivalente per chilogrammo di prodotto rispetto a qualsiasi altro tipo di alimento.

Le attività agricole

“Ancora più preoccupante è il fatto che la maggior parte di questo contributo proviene dalle prime due fasi della catena di approvvigionamento alimentare. Il cambiamento di destinazione d’uso della terra e le attività agricole” aggiunge Stuart Forbes, co-fondatore di Rize ETF.

“Il cambiamento di destinazione d’uso del suolo si riferisce alla conversione delle foreste in terreni agricoli. La deforestazione porta all’emissione di enormi quantità di anidride carbonica attraverso la combustione e la decomposizione della biomassa forestale. Inoltre altera anche il contenuto di carbonio nel suolo in modo estremamente significativo.

La seconda fase è quella delle attività agricole, dove anche i fertilizzanti, il letame, i macchinari agricoli e il bestiame rilasciano quantità notevoli di gas serra nell’atmosfera.

In 12 mesi, una singola mucca può produrre fino a 300 kg di metano – un gas che, in 100 anni, intrappola circa 28 volte più calore dell’anidride carbonica!”

L’industria alimentare contribuisce a circa il 26% di tutti i gas serra prodotti dall’uomo. Inoltre rappresenta la causa principale della deforestazione e della perdita di biodiversità.

Cambiamento di tendenza

L’ultimo biennio ha però segnato un cambiamento di tendenza nei trend di consumo: l’81% dei consumatori francesi intervistati da OpinionWay a maggio 2020 ha dichiarato di voler acquistare alimenti più rispettosi dell’ambiente dopo il lockdown.

Nel 2019, in un sondaggio Gallup, quando è stato chiesto perché stessero riducendo il consumo di carne, quasi la metà ha citato le preoccupazioni ambientali come una motivazione importante.

Cosa sta succedendo quindi? “I consulenti di AT Kearney prevedono che la quota di carne convenzionale sul mercato globale della carne diminuirà dal 90% nel 2025 ad appena il 40% entro il 2040” continua Forbes.

“La quota detenuta dai nuovi sostituti della carne (cioè le alternative a base di piante come il Beyond Burger e Impossible Burger) dovrebbe passare dal 10% al 25%, mentre la carne coltivata in laboratorio è destinata a raggiungere una quota del 35%”.

La “carne alternativa”

Il valore del mercato della carne di origine vegetale è ora sulla buona strada per passare da 10,1 miliardi di dollari nel 2018 a 30,92 miliardi di dollari nel 2026.

I venture capitalist hanno da tempo anticipato questa tendenza: i finanziamenti per le start-up Foodtech e Agtech hanno raggiunto i 19,8 miliardi di dollari nel 2019, più del doppio della somma raccolta nel 2016, pari a 8,6 miliardi di dollari.

Nel frattempo, l’IPO di Beyond Meat ha fatto molto scalpore: nonostante la pandemia, le azioni del produttore di carne vegetale sono passate dai 75 dollari di fine 2019 ai 125 di fine 2020.

Insomma, investire nella “carne alternativa” sembra avere un suo perché.

Gli strumenti a Piazza Affari

Accanto ai singoli titoli di aziende del settore – che rimane comunque ampiamente volatile – sono disponibli anche strumenti di risparmio gestito che aiutano l’investitore a ridurre la volatilità del portafoglio diversificando le posizioni. Tra questi l’Etf di Rize, poi i fondi di Bnp Paribas, Amundi, BlackRock, Pictet.

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Il tema dell’alimentazione l’abbiamo trattato (sotto altri aspetti) in questi articoli che trovate sul sito. Dateci un’occhiata!

Di Massimiliano Malandra

Co-founder di questo sito. Analista fondamentale e quantitativo, socio Aiaf e giornalista professionista dal 2002. Esperto di approccio risk parity. Autore di vari libri.