Il crowdfunding è un megatrend?” si chiedeva Pasquale Stefanizzi (qui) qualche mese fa. A dare una risposta è il paper che CFA Society presenta, dal titolo “Equity crowdfunding: una ricerca empirica del mercato italiano”.

Lo studio prende avvio da un interrogativo: quali sono state le conseguenze del periodo di lockdown nel 2020 sul mondo della finanza e del risparmio? A provare a rispondere sono alcuni membri della CFA Society, in questo guidebook, che espone le considerazioni che partono dall’analisi dei dati del 2019 relativi alle prime cinque piattaforme storiche domestiche.

I numeri del crowdfunding italiano

I numeri dettagliati nel paper sono stati importanti per una piccola realtà come quella italiana. Vi sono stati infatti 129 collocamenti equity, di cui 102 chiusi con successo per un totale di 465 milioni di valutazione pre-money e oltre 43 milioni di aumenti di capitale sottoscritto. Si è osservato che oltre il 56% degli investimenti è stato catalizzato dal mondo Technology, in particolare Fintech e Media Tech; a ruota hanno seguito le holding di investimento e i progetti di “green economy”, con quote rispettivamente del 18% e del 13% della raccolta totale.

I temi sul mercato italiano

Certo, le tematiche più di moda sono anche quelle che probabilmente hanno provveduto in maggior misura a “batter cassa”, ma non è detto che siano state quelle più di successo.

“Se è vero che gran parte delle emissioni è riconducibile a macro-trend settoriali “di moda”, è anche vero che non si evince una correlazione tra settore di appartenenza e l’esito della raccolta” spiegano infatti i ricercatori.

“La protagonista media delle campagne di successo è stata una start-up innovativa (60% del campione), in fase growth (40% del totale) o early-stage (39% del campione) con un team di progetto mediamente costituito da cinque persone. Oltre il 60% delle raccolte ha riguardato società in cui figuravano già business angels o fondi di private equity ed il secondo round di offerte è stato al 99% dei casi una campagna di successo. La mediana di valutazione delle campagne di successo è stata 2.200.000 euro e il valore mediamo di Prezzo/Ricavi (calcolato sui dati dell’ultimo bilancio disponibile) si è attestato a 35x. Ne emerge un quadro dove è il riconoscimento delle prospettive future a guidare la scelta dell’investimento, mentre l’articolazione della struttura organizzativa e la presenza di investitori professionali fungono da garanzia”.

Gli esiti del crowdfunding

Il paper analizza in dettaglio gli attori in campo (operatori, emittenti, investitori), i trend, i vari step (la valutazione, gli aspetti fiscali, le piattaforme) e infine le possibilità di uscita dall’investimento. Chiudono la guida le evidenze empiriche tratte dall’esame delle operazioni analizzate.

Perché una campagna è di successo? Quali sono gli “ingredienti giusti” per andare a buon fine? L’analisi sulle campagne di ECF del 2019 ha rivelato alcuni aspetti in controtendenza rispetto a quanto intuitivamente ci si potrebbe aspettare.

Le risposte sono nel paper su equity crowdfunding nel mercato italiano che CFA Society presenta. Certo, non si può escludere a priori che l’ingresso di nuovi operatori lato investimento e di interlocutori via via più sofisticati lato imprese possa portare a un cambiamento di questo scenario.

Gli autori

La pubblicazione è frutto di un lavoro di squadra scritto a cinque mani da CFA Charterholders e professionisti del settore: Oriana Cardani, CFA, Senior Equity Analyst in UBI Banca, Laura Oliva, CEO e cofondatore di eKuota, Marcella Pasi, CFA, Board Member di CFA Society Italy, Roberta Pierantoni, avvocato e partner dello studio SBNP, esperta di diritto societario e corporate governance e Patrizia Saviolo, CFA, esperta di startup e PMI innovative, consulente di direzione e deal manager per BackToWork.

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Di Massimiliano Malandra

Co-founder di questo sito. Analista fondamentale e quantitativo, socio Aiaf e giornalista professionista dal 2002. Esperto di approccio risk parity. Autore di vari libri.