Le 8 regole dell’investimento in crowdfunding si sposano con la filosofia più volte enunciata in questo blog ovvero: sicurezza, responsabilità, economia, potenzialità!

In sintesi quindi le 10 regole dell’investimento in crowdfunding racchiudono quanto già palesato negli articoli:

In questo post voglio esplicitare le 8 regole che ciascun investitore dovrebbe tenere bene a mente prima di effettuare un investimento.

Il crowdfunding per il finanziamento delle imprese

1. In quale modello di crowdfunding si sta investendo

I modelli di crowdfunding sono tanti e diversi. E’ fondamentale, prima di investire, comprendere fino in fondo cosa si stia comprando! Molto spesso si fa una donazione per una campagna donation e si immagina di ricevere un reward, oppure si investe in obbligazioni e si immagina di diventare soci!

Se sembra esagerato, vi assicuro che così non è! Anzi è storia vecchia… Trovate qualche utile riferimento nella storia dell’acquisizione di Oculus da parte di Facebook, era il 2014 e la comunità dell’occhialone si rivoltò alla notizia “Le Novità della Settimana: Facebook acquista Oculus VR, Sony alle prese con i licenziamenti“.

2. Ogni persona è diversa, mai uniformarsi alla massa

La storia dell’investimento collettivo non va a braccetto col crowdfunding perché qui gli investimenti sono in cose nuove, startup innovative, paradigmi economici rivoltati… Insomma non ci si può uniformare alla massa altrimenti si rischierebbe di fare investimenti non coerenti con le proprie aspettative.

Ecco che prima di fare un investimento è indispensabile informarsi, informarsi, informarsi!

3. Tenere bene a mente la relazione rischio/rendimento

Nei libri di finanza, nei paper scientifici che parlano di investimenti è spiegato come la relazione principe sia quella tra rischio e rendimento e che all’aumentare di un variabile registriamo anche l’aumento dell’altra!

Questo postulato è tanto conosciuto quanto scarsamente considerato perché le decisioni di investimento più spesso sono mosse da logiche diverse e che la valutazione del rischio di un investimento non sia effettuata dagli individui in modo oggettivo.

In letteratura è possibile, negli studi di Mertz, Slovich e Purchase, 1998 e di Slovich, 2000, rilevare che:

  • gli individui raramente concepiscono il rischio come qualcosa di oggettivo e misurabile,
  • le persone hanno la tendenza ad evitare alternative più rischiose, andando spesso contro i loro reali obiettivi di investimento.

4. Scegliere una piattaforma UFFICIALE

Siamo a metà delle 8 regole dell’investimento in crowdfunding! Come già evidenziato nel post Equity crowdfunding – rischi e opportunità, focus piattaforme, per investire in campagne di equity è necessario PRELIMINARMENTE informarsi sulle piattaforme censite e abilitate da Consob.

E’ necessario quindi diffidare da iniziative fuori dagli schemi, non organizzate o gestite all’interno di piattaforme, senza aver compilato i questionari di profilamento capaci di far comprendere se e quanto quell’investimento sia coerente con la nostra attitudine.

La stessa cosa non può dirsi per il lending crowdfunding, per il quale non esiste una normativa di riferimento né in generale, né per specifici investimenti come il crowdfunding immobiliare.

Personalmente mi informo utilizzando molto il sito https://www.crowdfundingbuzz.it/ che è il magazine più completo e che cura una rassegna molto aggiornata sulle opportunità di investimento in corso: https://www.crowdfundingbuzz.it/campagne-equity-crowdfunding-in-corso/

5. Bilanciare il portafoglio

Per essere concreti è necessario poi bilanciare il proprio portafoglio. Ciascuno troverà il PROPRIO equilibrio, non ci sono formule magiche né percentuali risolutive.

L’investimento in crowdfunding è come un vestito sartoriale, va cucito su se stessi. Ecco perché bisognerà leggere, informarsi, capire i fondamentali delle società, non farsi abbagliare da esagerate valutazioni premoney (purtroppo da quando è nato il valore premoney è salito alle stelle, molto spesso senza effettivi riscontri)!

Bilanciare il portafoglio significa non solo all’interno della categoria ma rispetto all’intero portafoglio, quindi rispetto al più generale ammontare della propria ricchezza!

6. Valutazione della exit

Non innamoriamoci delle campagne!! L‘equity crowdfunding deve servire ad incrementare gli investimenti. Ecco perché è necessario, sin da principio, strizzare l’occhio e guardare attentamente alla exit ipotizzata dai soci.

Non tutte le società potranno andare in borsa, quindi diffidiamo dalle semplici IPO. Piuttosto valutiamo la solidità del business e l’attrattività per i fondi di VC o di PE.

Saranno loro eventualmente ad accompagnare la società verso la quotazione!

7. Diversificazione di portafoglio

La diversificazione di portafoglio è fortemente connessa con il punto 5, con il bilancio del portafoglio! Di fronte ad un determinato ammontare che si è immaginato di investire, supponiamo per assurdo il 5% della propria ricchezza pari ad esempio a 15.000 euro ,allora dovremo cercare un bilanciamento degli asset che possa coprirci dal rischio di scarsa liquidità e dalle potenzialità dell’investimento.

Non dimentichiamoci infatti che soprattutto l’equity crowdfunding è molto illiquido e che un investimento potrà rimanere “incastrato” anche per anni. La diversificazione di portafoglio, realizzata attraverso l’investimento ove necessario anche di poche centinaia di euro, fa sì che si possa minimizzare anche il rischio collegato all’attesa dei tempi di liquidazione dell’investimento.

8. Individuazione delle asset class

Ultima tra le 8 regole dell’investimento in crowdfunding… Come più volte indicato, anche il crowdfunding vive di vere e proprie asset class e al loro interno di verticalizzazioni molto importanti. La minimizzazione dei rischi deve muovere le scelte all’interno delle categorie.

Ipotizzando quindi una divisione a metà del rischio si potrebbe immaginare, a fronte di 100 di investimento, una ripartizione 50 e 50 tra equity e lending. All’interno poi delle due categorie si potrebbe suddividere l’investimento in almeno 4 settori per ciascuno, magari alternativi tra loro.

L’individuazione poi delle società deve essere figlia dell’approfondimento dei documenti e delle prospettive di crescita.

Di Pasquale Stefanizzi

E’ PhD in materie economico finanziarie (Banca e Finanza) presso l’Università di Roma Tor Vergata, già assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria dell’innovazione dell’Università del Salento. Nel 2015 ha terminato con profitto il master in “Digital marketing” di Ninja Accademy. E’ consulente d’impresa e docente in numerosi corsi di formazione. Ha sviluppato un particolare interesse per le attività di accompagnamento delle imprese nei rapporti con le banche. E’ autore di pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali.